Convertire… annunciare
I settimana T.Q. –
La parola che il Signore rivolge a Giona diventa un monito per ciascuno di noi: <Alzati, va’ a Ninive, la grande città e annuncia loro quanto ti dico…> (Gio 3, 2). Non bisogna dimenticare che il profeta si mette in cammino verso Ninive dopo aver fatto di tutto per andarsene il più lontano possibile dalla missione che gli veniva affidata. Forse dobbiamo sostare un poco sulla resistenza di Giona a farsi latore di un invito alla conversione che da parte dell’Altissimo è sincero: il Signore pensa veramente che gli abitanti di Ninive si potranno convertire. Questo indispettisce, dall’inizio alla fine del suo percorso resistente all’idea della misericordia, il povero Giona che dovrà dapprima essere inghiottito da una balena e poi vedersi avvizzire la <pianta di ricino> che le faceva non solo ombra ma persino compagnia in quel suo altezzoso tenersi in disparte da tutti con un senso di superiorità e di fastidio. È difficile per Giona digerire la misericordia come atteggiamento e come stile divino che, naturalmente, gli richiede una conversione del suo stesso stile di vita alla misericordia.
Se seguiamo con attenzione il percorso personale di Giona ci rendiamo conto che, in realtà, quest’uomo più che annunciare qualcosa diventa egli stesso annuncio di un’esperienza possibile di fuga e di ritorno: è quella che ogni uomo e ogni donna vive nel suo dramma di relazione con Dio. Per questo il Signore Gesù reagisce in modo aspro alla richiesta di un <segno> (Lc 11, 29) e in questo modo richiama l’attenzione su se stesso come <segno> da saper accogliere in qualità di annuncio e opportunità di conversione. La conclusione ci interpella severamente: <Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona> (11, 32).
La domanda si pone: “In che misura e perché Gesù è più grande di Giona?”. Le risposte possono essere molte e diverse ma ci piace pensare che il Signore Gesù, quale Verbo eterno del Padre venuto a vivere in mezzo a noi come noi, abbia fatto molta più strada di Giona per venirci incontro e di questo talora noi rischiamo di non essere consapevoli. Inoltre, siamo noi, non solo gli abitanti della Ninive infedele del nostro cuore, ma siamo pure apostoli mandati ad annunciare alle “Ninive” dei nostri giorni che il Signore non solo chiede, ma crede nella conversione di tutti e di ciascuno. Pertanto, questo annuncio non è efficace se viene mediato da semplici banditori disincantati, ma esige dei testimoni appassionati. Mentre Giona s’imbarca a Tarsis per non essere complice della misericordia di un Dio troppo buono e per questo alquanto scomodo, il Signore Gesù, si dirige decisamente a Gerusalemme e assume il dolore di appassire sulla croce pur di rivelare come l’amore può tutto e spera tutto. Invece di farsi inghiottire e sputare dalla balena, il Cristo sale sulla croce che diventa l’amo cui il serpente antico abbocca fino ad esserne vinto. Ora tocca a noi di scegliere se fuggire dalla misericordia e immergerci nello stile divino dell’amore fino a lasciarci interamente purificare e cambiare dalla speranza del Padre per tutti i suoi figli che dovrebbe diventare la nostra speranza fraterna: si può sempre cambiare… in meglio!