Cercati

XXII settimana T.O. –

L’inizio augurale con cui si apre la prima lettura e l’intera lettera di Paolo ai Colossesi può ben accompagnare la lettura del vangelo. In quest’ultimo, contempliamo il Signore Gesù che comincia a muoversi nella nostra umanità tanto da essere, per tutti e per ognuno, luogo e possibilità di salvezza: <ai santi e credenti fratelli in Cristo che sono a Colossi: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro> (Col 1, 2). Dopo aver predicato e guarito nelle sinagoghe di Nazareth e di Cafarnao <entrò nella casa di Simone> (Lc 4, 38). Dal luogo del culto e della predicazione, ove il Signore inaugura il suo ministero, attraverso il commento autorevole delle Scritture e l’affrontamento con le forze del male, il Signore Gesù si sposta raggiungendo le persone nella loro vita quotidiana e facendosi  così presente nei luoghi della fatica e della sofferenza di ogni giorno: <Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui> (4, 40). La grazia e la pace che il Signore Gesù riesce a donare a quanti incontra sul suo cammino, nasce da un sentimento forte che la sua parola e i suo gesti sono capaci di comunicare. Sembra proprio che le persone si sentano cercate e amate tanto da poter finalmente sentire la libertà di venire allo scoperto e chiedere aiuto.

Come spiega Bernardo di Chiaravalle, fine conoscitore dell’animo umano, ad ogni persona sembra che <non le basta essere stata cercata una volta; l’anima è troppo debole, e la difficoltà del ritorno è troppo grande. Nient’altro che essere cercata; infatti non cercherebbe se non fosse stata cercata, e non ricomincerebbe a cercare, se fosse stata a sufficienza cercata>1. È per questo che, mentre il Signore Gesù cerca nel deserto le sorgenti della sua vita e della sua missione, <le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via> (4, 42). Ma, non solo non ci è possibile, ma non è neppure necessario poiché, una volta che abbiamo fatto l’esperienza della grazia e della pace che vengono dal Signore Gesù, queste dovrebbero diventare in noi delle sorgenti perenni a cui persino gli altri possano serenamente attingere.

In ogni modo la reazione del Signore Gesù è limpida: <È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città: per questo sono stato mandato> (4, 43). È come se il Signore Gesù agisse esteriormente senza mai perdere il contatto con la sua interiorità e le ragioni profonde, quelle ultime, del suo essere in mezzo alla nostra umanità come una <buona notizia> di umanità. E l’umanità con cui siamo chiamati a misurarci è sempre più inclusiva. Gli altri – quelli che una volta definivamo come i lontani – sono ormai alle porte della nostra vita e fanno parte della nostra realtà richiedendoci attenzione, accoglienza, cura e simpatia. Non solo: si fa sempre più urgente e necessario quel riconoscimento reciproco di tutto ciò che di vero, buono e bello abita il cuore di ogni uomo e donna in cui possiamo scoprire dei veri e irrinunciabili compagni di strada.


1. BERNARDO DI CHIARAVALLE, Omelie sul Cantico dei cantici, 84, 3.

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