Correre
IV settimana T.O. –
Un solo vangelo ci permette di entrare in modo assai particolare in due momenti di intima relazione tra il Signore Gesù e coloro che cercano in Lui quel conforto e quell’intimità che, sola, può sottrarre all’angoscia di non poter più sperare dopo aver dato fondo ad ogni speranza: <spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi peggiorando> (Mc 5, 26). Un padre, Giàiro, si fa prossimo al Signore per chiedere di interrompere la corsa della morte della sua figlioletta. Davanti all’“ultimatum” di un cuore sull’orlo dell’abisso di un lutto insostenibile decritto in tutta la sua ineluttabilità: <La mia figlioletta sta morendo> (5, 23), il Maestro non si tira indietro. Anzi non esita ad entrare interamente nell’angoscia di questo padre, mettendosi in cammino con lui e accanto a lui per andare a svegliare la ragazza che per il padre <sta morendo> e che forse si sta lasciando morire.
Come il padre Giàiro non vede niente altro che la vita di sua figlia, così il Signore accetta di entrare interamente nel suo stesso desiderio e, senza pensare a nulla e a nessuno, si volge verso la casa tanto da trascinare con sé <molta folla> (5, 24) in questa corsa controcorrente atta a fermare il flusso della morte. Eppure, c’è qualcun altro che ha bisogno della sua attenzione e che si accontenterebbe, ben volentieri, perfino delle briciole della sua considerazione così da decidere di toccarlo furtivamente e nascostamente. La reazione del Signore è di grande signorilità: la corsa contro la morte non gli rende impossibile di fermarsi senza riserve per dare tutta la sua attenzione a questa donna afflitta da <dodici anni> (5, 25) da una continua perdita di sangue. Questa perdita continua di vita deve lasciarla sempre profondamente stanca e prostrata, oltreché umiliarla gravemente, a motivo dello stato di impurità in cui continuamente viene a trovarsi secondo la Legge di Mosè e i tabù che circondano, da sempre e dovunque, il mistero del sangue mestruale.
Il Signore Gesù, che sicuramente deve tenere il passo di Giàiro, non esita a fermarsi e, per un attimo, fermare tutto e tutti: questa donna non va guarita distrattamente, ma va guardata diritto negli occhi e va riconosciuta in tutta la sua dignità. La fretta non rende Gesù per nulla frettoloso, ma lo tiene magnificamente attento e sensibile, non solo a ciò verso cui è in cammino, ma anche verso ciò che la strada ancora gli richiede. Dal Signore Gesù possiamo imparare ad essere intimi senza cedere all’intimismo. Ancora da Lui dobbiamo imparare ad essere decisi nel nostro cammino, mai frettolosi e, meno ancora, distratti. Dal Cristo ci è chiesto di imparare il giusto ritmo e il fiato adeguato per mettere in pratica l’esortazione della prima lettura: <corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento> (Eb 12, 1).
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