Dignitoso

XXXIII settimana T.O.  –

La nota con cui la prima lettura caratterizza Eleazaro, <uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona> (1Mac 6, 18), è una buona pista per cercare di comprendere la figura di Zaccheo che <piccolo di statura> (Lc 19, 3) è capace a sua volta di uscire allo scoperto per lasciarsi incontrare – fino a lasciarsi profondamente disturbare – dallo sguardo di Gesù che lo obbliga a cambiare la sua vita. Di Eleazaro ci viene narrato l’interiore <nobile ragionamento> (1Mac 6, 23) che lo fa decidere per una fedeltà alla propria coscienza, tanto che <si avviò prontamente al supplizio> (6, 28). Di Zaccheo ci viene presentato prima un gesto: quello di arrampicarsi <su un sicomoro> (Lc 19, 4), poi si evidenzia il suo modo nuovo di ragionare che confonde e contrasta il modo di ragionare e di giudicare da parte dei farisei, i quali sono convinti che nulla di nuovo possa avvenire nella vita di Zaccheo, tanto da mormorare e disapprovare lo stesso Signore Gesù che accetta di entrare nella sua casa e di condividere la sua mensa: <Ecco, Signore, io do…> (19, 8).

Zaccheo diventa capace di dare, e lo fa dopo una vita passata ad accumulare. Questo è il frutto del suo ritornare ad essere un uomo <dignitoso> come Eleazaro, a motivo della disponibilità di Gesù a lasciarsi interpellare, fino a farlo scendere dal sicomoro con una parola capace di cambiare il corso della sua vita. Questa parola che incarna lo sguardo del cuore di Cristo, è in grado di dare una direzione nuova al modo di vivere cui ormai da tempo quest’uomo è abituato: <Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua> (19, 5). Il Signore si invita a casa di quest’uomo la cui dimora è ritenuta, dalle persone dabbene, un luogo da non frequentare per evitare di contaminarsi. Il nobile ragionamento di Eleazaro che preferisce la morte piuttosto che <aprire la bocca e ingoiare carne suina> (1Mac 6, 18) viene portato a pienezza dal Signore Gesù. Da un atteggiamento di segregazione per evitare la contaminazione, si passa ad una capacità di integrazione che permette, gradualmente ma efficacemente, una vera conversione.

L’atteggiamento eroico di Eleazaro è certo anche per noi un grande esempio da imitare, ma nel modo proprio del Signore Gesù che non teme di entrare nella casa di Zaccheo, nutrendo la fiducia che la sua presenza sarebbe stata capace di rimettere in moto la generosità e la verità di quest’uomo apparentemente così <piccolo>. In realtà egli cresce sotto lo sguardo benevolo e aperto del Signore come una pianta che si apre a nuovi germogli sotto i raggi sereni e benefici del sole. La domanda che possiamo porre a noi stessi può risuonare allora così: in che misura ci lasciamo veramente guardare per uscire dalle nostre piccinerie e fare della nostra vita qualcosa di dignitoso? Pensando ai nostri fratelli possiamo anche chiederci: che tipo di sguardo siamo capaci di porre su di loro e in che misura li guardiamo con la speranza di qualcosa di nuovo e di bello da poter vivere insieme e con la rassegnazione di chi non si aspetta più niente né da se stessi né dagli altri?

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