Disposto a tutto
V settimana T.O. –
Abbiamo immaginato nei giorni scorsi – forse con un eccesso di audacia – che il Signore Dio abbia creato il mondo cantando. Oggi vediamo che l’uomo creato <a sua immagine e somiglianza> (Gn 1, 26) intona l’inno dell’amore proprio prorompendo in un canto, il primo che troviamo nelle Scritture, e che risuona così:<Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta> (Gn 2, 23). La forza di bellezza di questo canto assume tutta la sua profondità se teniamo presente che arriva dopo un lungo lavoro di immaginazione da parte del Signore Dio per aiutare l’uomo ad uscire da uno stato che oggi chiameremmo di depressione. Il Signore ben presto si rende conto di quanto la perfezione della creazione di Adamo pensato come un essere in esclusiva relazione con Dio non lo rende felice. Il Signore Dio non ha paura di constatare: <Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda> (2, 18).
Comincia così quella che potremmo chiamare l’avventura delle relazioni all’interno della creazione che, invece di essere, già data e già scontata procede per tentativi. Il primo di questi tentativi riguarda la creazione degli animali e il cedere da parte di Dio all’uomo il privilegio di dare loro un nome <in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome> (2, 19). Dio è disposto a tutto persino a cambiare il modo della creazione purché l’uomo creato in una solitudine, che voleva essere di intimità e non di isolamento, possa diventare realmente felice. Forse è questa medesima attitudine che sta al cuore del Signore Gesù nei confronti di quella donna che <lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia> (Mc 7, 25) e che <era di lingua greca e di origine siro-fenicia> (7, 26). Si crea un forte conflitto tra il Signore Gesù e questa donna. In realtà non è un conflitto di rifiuto bensì una parola scambiata in una franchezza tale – da ambedue le parti – da creare le condizioni per andare oltre i confini e i limiti già conosciuti.
Il Signore Dio nel Giardino dell’Eden e il Signore Gesù <nella regione di Tiro> (7, 24) sanno scendere dal loro piedistallo per farsi interrogare e persino cambiare dall’incontro con l’altro che si pone di fronte come un appello ad una relazione capace di interagire e non semplicemente di imporsi. Ogni giorno ci è dato per imparare ad essere creature sempre più conformi al nostro Creatore dando prova, come Dio, di essere capaci di una fedeltà creativa e non immobile e concentrata sulla propria preservazione. La coscienza di un Dio disposto a tutto per la felicità delle sue creature non può che creare nel nostro stesso cuore una disposizione ad essere capaci di osare nuovi cammini, inediti linguaggi, inimmaginati percorsi per dare uno spazio sempre più adeguato al mistero della vita che è un dono da condividere e da accrescere.
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