Mendicare
XXXIII settimana T.O. –
Siamo noi, ciascuno di noi ad essere come quel <cieco> che era <seduto lungo la strada a mendicare> (Lc 18, 35). Per noi, per ciascuno di noi risuona la tenerissima parola del Signore Gesù: <Che cosa vuoi che io faccia per te?> (18, 41). Tutti noi, almeno qualche volta nella vita, abbiamo ripetuto questa frase o l’abbiamo accolta. Ad esempio: quando eravamo malati o semplicemente stanchi o comunque fragili. In questo cieco possiamo profondamente immedesimarci almeno per due motivi: il primo è che tutti nasciamo, più o meno, ciechi e la vita, pian piano, ci apre gli occhi sulla complessa ricchezza dell’esistenza. Il secondo è che – prima o poi – ciascuno è chiamato a mendicare un po’ di attenzione, di gentilezza, di cura. Pertanto la cosa più bella è che, il Signore Gesù, prende severamente le distanze dal modo di fare dei suoi discepoli e simpatizzanti e non accetta assolutamente che si faccia tacere il nostro bisogno, ma sempre se ne lascia interpellare.
Ciò che sempre affascina e interpella, nell’atteggiamento del Signore Gesù, è questa stupenda disponibilità a lasciarsi raggiungere profondamente dal bisogno e dal grido di chi mendica la sua attenzione, e lo fa senza mai umiliare, cercando sempre di accogliere in modo integrale e profondo. Nella prima lettura troviamo l’esatto contrario di questo atteggiamento di Gesù, nell’evocazione di una sorta di incendio di persecuzione che viene attizzato da <una radice perversa> che è <Antioco Epifane, figlio del re Antioco, che era stato ostaggio a Roma> (1Mac 1, 10). Non va sottovalutata la nota biografica che ricorda il tempo in cui Antioco è stato a sua volta ostaggio, tanto che – quasi inconsapevolmente – ha bisogno di prendere in ostaggio coloro che incontra sul suo cammino, obbligandoli ad una omologazione spersonalizzante e mortificante. Eppure sono molti in Israele coloro che cadono in questa rete di inganno e di idolatria e <tuttavia molto in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi impuri> tanto che <morirono> (1, 62-63).
Mentre Antioco con la sua violenza cerca quasi di far subire agli altri ciò che ha segnato dolorosamente la sua vita fino a renderli ostaggi di se stesso e costringendo a mendicare in modo umiliante e spersonalizzante, il Signore Gesù trasforma il <mendicare> (Lc 18, 35) del cieco di Gerico in una vera e propria opportunità: <Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato> (18, 42). La domanda viene spontanea: di che tipo di fede si tratta tanto da essere capace restituire la capacità di vedere? Verrebbe da dire che è la fede di chi non si vergogna di se stesso e della propria povertà, osando non solo chiedere, ma perfino gridare come fa un bambino che confida nella comprensione, da parte della madre, di quelli che sono i suoi bisogni. Il Signore Gesù gli fa fare un passo in più perché lo aiuta a passare dal grido alla formulazione: <Signore, che io veda di nuovo!> (Lc 18, 41). Il Signore ci aiuta a mendicare con dignità e consapevolezza tanto che – ormai vedente – colui che era stato cieco <cominciò a seguirlo glorificando Dio> (18, 43).
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