Ombra
III settimana T.O. –
Quello che l’autore della Lettera agli Ebrei dice in riferimento alla Legge può diventare un ulteriore aiuto per comprendere la presa di posizione del Signore Gesù nei confronti dei membri e forse delle pretese di quanti fanno parte della sua famiglia. Così leggiamo nella prima lettura riguarda al senso e al ruolo della Legge che <possiede soltanto un’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose> (Eb 10, 1). Quando l’evangelista Marco pone sotto i nostri occhi <la madre di Gesù e i suoi fratelli> che <stando fuori, mandarono a chiamarlo> (Mc 3, 31), ci fa sentire tutta la fatica a passare dall’ombra di una familiarità legata ai legami naturali per passare alla luce di una più profonda appartenenza reciproca che richiede, sempre, un passo in più verso il compimento pieno della <volontà di Dio> (3, 35).
La reazione del Signore Gesù un po’ ci stupisce. Nondimeno essa rappresenta per noi, che ci riteniamo parte della “famiglia dei credenti”, non solo una sfida, ma un vero banco di prova di quella che è la nostra profonda adesione al mistero di Cristo Signore il quale venendo nel mondo dice: <Ecco, io vengo a fare la tua volontà> (Eb 10, 9). La prima lettura cerca di spiegare ulteriormente il senso di questa parola: <Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre> (10, 10). Il <corpo di Gesù Cristo> è la cifra più alta per indicare questo modo di presenza nuovo e pieno con cui l’Altissimo viene a prendere posto ormai in mezzo alla realtà della nostra umanità e non <fuori> (Mc 3, 32) di essa.
La parola con cui il Signore Gesù prende posizione sulla pretesa della sua famiglia è preceduta da un gesto eloquentissimo: <Girando lo sguardo su quelli che erano attorno a lui…> (3, 34). Questo sguardo ci raggiunge e ci interpella obbligandoci ad una conversione profonda che passa sempre attraverso una decisione a non pensare più la relazione con Dio in termini elitari e speciali, ma come partecipazione alla vita e al desiderio di tutti. Se l’<ombra> della Legge ci fa sentire la <volontà di Dio> come qualcosa da eseguire, la luce della presenza di Cristo in mezzo a noi ci fa percepire che questa volontà si compie attraverso una serena familiarità il cui primo passo è di saper stare con il Signore amando di stare insieme a tutti. La famiglia sembra avere per il Signore Gesù un valore né assoluto né a sé stante, ma è parte e può essere espressione di quei cammini, talora non sempre uguali e talora neanche così chiari e distinti, che ci portano fino alla soglia del compimento della volontà di Dio che è la vita, la gioia, la pace di tutti: <Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre> (Eb 10, 10). Alla luce del Vangelo possiamo dire che la famiglia con i suoi legami e i suoi malintesi è un’esperienza di partenza che esige di essere ampliata e approfondita fino a diventare esperienza di comune appartenenza alla grande avventura umana in tanti modi diversi, eppure talora così sorprendentemente belli.
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