Perdono

III settimana T.O.

La conclusione della prima lettura è come un sorso d’acqua fresca che spegne l’incendio di ogni possibile inferno interiore: <Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato> (Eb 10, 18). A motivo dell’accostamento delle letture nella liturgia di quest’oggi potremmo identificare nel <perdono> quel seme che viene affidato ai vari terreni nella speranza che possa germogliare e crescere fino a produrre <il trenta, il sessanta, il cento per uno> (Mc 4, 8). Il Signore ci esorta vivamente: <Chi ha orecchi per ascoltare ascolti> (4, 9). L’autore della lettera agli Ebrei sottolinea con forza: <A noi lo testimonia anche lo Spirito Santo… non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità> (Eb 10, 17). Il perdono che riceviamo così prodigalmente dalla mano di Dio e viene riversato continuamente nei nostri cuori è un investimento dell’Altissimo nelle e sulle nostre vite. Un simile dono aspetta di essere onorato non solo con l’accoglienza, ma pure con una generosa e creativa fecondità.

Di questa divina e liberalissima oblazione è icona stupenda il gesto del seminatore della parabola che fa cadere il suo seme con abbondanza e senza alcun risparmio. Mentre noi stessi cerchiamo di ritrovaci e di catalogare gli altri nelle tre categorie di terreni infecondi, la conclusione della parabola ci mette di fronte alla fiducia che Dio ha verso la nostra umanità: <Quelli che ricevono il seme su terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l’accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno> (Mc 4, 20). Mentre il Signore si attarda nello spiegare le modalità di non accoglienza dei terreni sterili si accontenta di dichiarare – senza perdere tempo a spiegare – il mistero della fecondità. Essa non è legata alla misura del frutto – variabile per natura – ma alla qualità dell’accoglienza. Per il Signore l’importante è che possiamo essere annoverati tra quelli che <l’accolgono> poiché <Cristo al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre, si è assiso alla desta di Dio, aspettando ormai soltanto che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi> (Eb 10, 12-13).

Ogni giorno diventa per noi l’occasione propizia per sentirci così profondamente perdonati e amati da sentire un naturalissimo bisogno di ridonare il perdono a tutti coloro che entrano, in tanti modi, a far parte della nostra vita e non sempre nel modo più piacevole e sereno. Per rimanere nello stile della parabola potremmo dire che se dalla mano e dal cuore di Dio riceviamo sempre una misura sovrabbondante di amore e di perdono, da parte nostra non siamo sempre capaci di dare il massimo nel saper a nostra volta perdonare. Forse non conviene stare troppo a sottilizzare modi e quantità, ma è meglio rimanere con quel senso di mistero su noi stessi che ci permetta di fare ogni giorno il passo necessario di un po’ più di ascolto, di un po’ più di amore.

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