Precursore

II settimana T.O.

La Lettera agli Ebrei ci presenta oggi il Signore Gesù come <precursore> (Eb 6, 20) che diventa per noi <àncora sicura e salda per la nostra vita> (6, 19). Normalmente siamo abituati a caratterizzare con questo titolo il ministero e la figura di Giovanni Battista, ma la Liturgia sembra ricordarci che il ministero di aprire sempre delle strade nuove davanti al Signore non si esaurisce con il servizio reso dal Precursore al Cristo, ma diventa – nella parola e nei gesti del Signore Gesù – ancora più forte ed efficace. Con l’aiuto del vangelo possiamo comprendere meglio che cosa significhi fungere da precursore al regno di Dio che irrompe nella storia facendosi annuncio di salvezza per il cammino di ogni uomo: <Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato> (Mc 2, 28). Con quest’espressione forte, il Signore Gesù non vuole assolutamente negare l’importanza della fedeltà alla tradizione e la necessaria osservanza di quelli che sono i segni che garantiscono la relazione e l’alleanza con Dio, ma vuole ricordare soprattutto a quanti sono animati dallo spirito dei <farisei> (2, 24) la necessità di ritornare sempre all’ordine voluto dal Signore Dio nell’atto della creazione. La fedeltà al disegno di Dio ci obbliga ad evitare accuratamente di dare uno spazio eccessivo alle nostre gerarchie di valori che, spesso, rischiano di negare la dignità dell’uomo cercando, talora, di sottolineare e salvaguardare i diritti di Dio.

Il <sabato è stato fatto per l’uomo> ed è il coronamento dell’intera creazione che sembra avere come scopo finale la possibilità per l’umanità di partecipare al riposo amoroso di Dio stesso che non solo sa creare, ma sa anche godere e gioire della sua creazione. Per questo partecipare al riposo di Dio significa, prima di tutto, non subire il riposo di Dio ma parteciparvi pienamente. L’osservanza del sabato è luogo di memoria non solo del dono ricevuto nella creazione, ma è costante invito a prendere parte alla gioia del nostro Signore senza mortificarla. Si potrebbe applicare proprio a questo dovere fondamentale di piena partecipazione al godimento di Dio, l’esortazione della prima lettura: <Desideriamo soltanto che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento sino alla fine> (Eb 6, 11).

Il Signore Gesù spalanca e spiana continuamente per noi le strade e i modi di una speranza sempre più ampia e sempre più profonda. In tal modo si fa garante e precursore di gioie sempre più dilatate e di una crescente possibilità di partecipare alla stessa vita di Dio. Perché questo possa avvenire sembra ci sia una condizione da non dimenticare e da non sottovalutare: <non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che, con la fede e la costanza, divengono eredi delle promesse> (6, 32). I gesti più ripetitivi e quelli legati alla necessità come può essere la preparazione del nutrimento per la famiglia da parte di una madre, non possono mia diventare né un’abitudine né, tantomeno, una costrizione, ma sono il segno di un amore tanto antico quanto sempre nuovo. 

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