Scesi

XXII settimana T.O. –

Un piccolo particolare sembra essere il segno per il Signore Gesù di poter contare su questi uomini – apparentemente sconosciuti – e farne dei fratelli, degli amici e dei complici, in quel misterioso cammino di annuncio di salvezza che è la sua vita in mezzo alla nostra umanità: <I pescatori erano scesi e lavavano le reti> (Lc 5, 2). A questo gesto dei pescatori che, dopo una notte non solo insonne, ma pure infruttuosa, silenziosamente scendono dalle loro barche e si mettono a lavare le loro reti, nella speranza difficile di credere che esse potranno ancora riempirsi nella notte che verrà, corrisponde il gesto inverso del Signore Gesù che <Salì in una barca…> (Lc 5, 3). Sembra proprio che la speranza e la salvezza che ci vengono dal Signore Gesù comincino proprio quando entrambe, in noi,  si sono esaurite. Soprattutto e prima di tutto, silenziosamente, è come se il Signore mettesse remotamente alla prova la pazienza di Simone per saggiare la sua capacità e la sua disponibilità ad entrare nell’avventura del Vangelo.

Dopo una notte difficile in cui le reti sono rimaste vuote e il cuore giustamente rammaricato e amareggiato, il Signore Gesù chiede a questo semplice pescatore di prestargli la sua barca e di fargli dono del suo tempo – quando si avrebbe diritto di tornare a casa a riposare – per permettergli di ammaestrare la gente. Il testo di Luca ci fa sostare a lungo e non sappiamo quanto tempo sia stato necessario al Signore Gesù per fare la sua predica mattutina, eppure Simone resta là, mentre questo sconosciuto predicatore parla <dalla barca> che è la sua barca. Il testo continua: <Quando ebbe finito di parlare…> (5, 4)! Sembra che il Signore, a questo punto, abbia tempo di occuparsi di Simone e dei suoi soci invitandoli a riprendere il largo e a ritentare la pesca nell’ora meno propizia. Come ricorda il cardinal Schönborn la domanda sarebbe legittima: <Che cosa ne sa un falegname del mestiere del pescatore?>1. Eppure, nel cuore di Simone, le parole del rabbi che viene da Nazareth, hanno scavato uno spazio per una speranza impensata: <ma sulla tua parola getterò le reti> (5, 5).

Nel cuore e nella vita di Simone tre passi sono compiuti simultaneamente: ascoltare, dare fiducia ad uno sconosciuto e andare oltre la propria paura. Questi tre passi di Simon Pietro sono quelli che ogni discepolo è chiamato a fare per cominciare a camminare con il Signore <per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio> (Col 1, 10). L’apostolo Paolo proclama solennemente che <È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati> (1, 13-14). Per questo se, come Simone dobbiamo dire <Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore> (Lc 5, 8), dal Signore Gesù riceviamo sempre in dono la sua compagnia e la sua presenza che ci permettono veramente di <Non temere> (5, 10) la profondità degli abissi del nostro cuore. Proprio laddove ci sembra di dover temere di più, con Lui possiamo scendere senza paura e riempire fino a far traboccare le reti della nostra speranza ritrovata.


1. C. SCHÖNBORN, Pensées sur l’Evangile de Luc, Parole et Silence, Paris 2006, p. 59.

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