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XXII settimana T.O. –
È come se questa pagina del profeta Isaia attendesse da sempre di essere finalmente letta: del resto se qualcosa è stato <scritto> (Lc 4, 17) è perché venga letto. Ma non basta una lettura qualunque, né, tantomeno, appellarsi a chiunque sia capace di leggere e interpretare con intelligenza, fino in fondo e bene, tutto ciò che troviamo scritto, perché le parole divengano fonte di vita e non un monumento già morto. Lo spiega con il suo solito acume Origene: <Non è certo dovuto al caso, bensì all’intervento della divina Provvidenza, il fatto che Gesù abbia aperto quel rotolo e trovato, nel testo, il capitolo che profetizzava a suo riguardo>. Lo stesso Origene fa a ciascuno di noi l’augurio più bello: <Ma anche ora, se lo volete, potete anche voi tenere gli occhi fissi sopra di lui. Dirigete lo sguardo del vostro cuore verso la contemplazione della Saggezza, della Verità, del Figlio unigenito di Dio, e avrete gli occhi fissi su Gesù>1.
La rilettura annuale del Vangelo secondo Luca comincia con un invito solenne a tenere lo sguardo del nostro cuore ben fisso su Gesù, senza distoglierlo per nessun motivo. La nota lucana secondo cui: <gli occhi di tutti erano fissi su di lui> (4, 20), è l’anticipo profetico di quell’altro <spettacolo> (Lc 23, 48) che sarà sotto gli occhi di tutti ed esigerà, da ciascuno, una presa di posizione e una scelta di fede sotto la croce. Del mistero pasquale è prefigurazione forte la conclusione di quello che potremmo definire un incontro mancato tra Gesù e i suoi vicini di casa e i suoi amici di sempre: <All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù> (4, 28-29).
Citando il profeta Isaia, il Signore Gesù si presenta sulla scena della storia a Nazareth, dove la grazia della sua venuta era stata annunciata a Maria e <dove era cresciuto> (4, 16). Così Nazareth diventa alche il luogo dove, sin da subito, si prefigura plasticamente il dramma pasquale che Gesù è chiamato a vivere come rivelazione dell’amore preferenziale di Dio per i più <poveri> (4, 18). Questo non può essere in alcun modo indolore perché, per quanto tutti conoscessero le promesse del profeta, sempre la realizzazione della Parola di Dio disturba e destabilizza a tal punto da sentire il dovere di difendersi. Per il Signore Gesù tutto ciò ha, come conseguenza, la presa di coscienza di dover condividere la sorte dei profeti e <passando in mezzo a loro, si mise in cammino> (4, 30). Questo cammino porta, direttamente e inesorabilmente, a Gerusalemme. Possiamo veramente accogliere il dono della rilettura annuale del vangelo secondo Luca, come il mezzo privilegiato per accogliere l’invito dell’apostolo Paolo: <Confortatevi dunque a vicenda con queste parole> (1Ts 4, 18). Riprendere la lettura significa sempre ricominciare a crescere per passare da ciò che è <scritto> a ciò che la mano di Dio sta scrivendo attraverso le pagine, le righe e le interlinee della nostra vita.
1. ORIGENE, Omelie sul Vangelo di Luca, 32.
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