Spalle
Sacratissimo Cuore di Gesù –
Viene finalmente esaudito il nostro desiderio più grande espresso, a nome di tutti, dal mitissimo Mosè. Nel mistero pasquale di Cristo Signore possiamo vedere il volto di Dio non più di spalle (Es 32), ma sentirlo – a viva pelle – in un contatto intimo e unico sentendoci portati sulle sue <spalle> (Lc 15, 5). Come prega e medita Guglielmo di Saint Thierry: <Beati coloro che sono travolti dal tuo abbraccio! Beati coloro che, sepolti in questa profondità, sono stati nascosti da te nel segreto del tuo cuore, coloro che ti metti in spalla, lontano dal turbamento di questo mondo. Beati coloro la cui sola speranza sta nella dolcezza e nella protezione delle tue ali. La fortezza delle tue spalle ripara coloro che nascondi nel tuo cuore. Lì, possono dormire tranquillamente. Una dolce attesa li rallegra tra gli ovili di una santa coscienza e dell’attesa della ricompensa da te promessa. La loro debolezza non li fa svenire, né mormorare alcuna inquietudine>1.
L’apostolo Paolo sottolinea un aspetto particolare che dà al mistero di compassione rivelatosi in Cristo Gesù tutta la sua profondità e il suo spessore. Il dono dell’amore ci è stato fatto <quando eravamo ancora deboli> (Rm 5, 6). Non solo, l’amore ha manifestato la sua resistenza ad ogni assalto perché è stato capace di <morire> proprio <mentre eravamo ancora peccatori> (Rm 5, 7-8). La solennità del Sacro Cuore di Gesù è come il sigillo ultimo al lungo cammino percorso attraverso l’itinerario della Quaresima e della Pasqua e sembra darci una sorta di sguardo essenziale su quella che è l’attitudine di Dio nei nostri confronti che, nelle parole del profeta Ezechiele, è semplice e lapidaria: <Ecco, io stesso cercherò le mie pecore…> (Ez 34, 11). Il salmo responsoriale ci ricorda come questo perenne cercarci di Dio è <a motivo del suo nome> (Sal 22, 3), quasi per evitare accuratamente che le nostre resistenze all’amore possano segnare e fragilizzare l’infinita compassione di Dio per la nostra umanità.Come scrive in un verso il poeta spagnolo Garcia Lorca: <Dio si è coperto di una ferita d’amore che non guarirà mai>. Un mistico sufi diceva che <Quando uno si ammala di Gesù Cristo non guarisce più>! Oggi contempliamo la verità e la grandezza di un amore che <è stato riversato nei nostri cuori> (Rm 5, 5) e che continua a seguire la sua logica di ricerca, di attesa, di desiderio per ognuno di noi che è pecora per tanti versi smarrita che continuamente è cercata con l’ostinazione di una compassione che non si arrende davanti a nessun ostacolo per poter affermare con fierezza: <perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta> (Lc 15, 6). Una volta trovati siamo caricati sulle spalle di Cristo che rivelano la solidità delle spalle di Dio che non temono, ma si rallegrano del nostro peso. Le spalle di Dio sono solide e ci permettono persino di poterci smarrire in pace per essere ritrovati con <gioia> (15, 5).
1. GUGLIELMO DI ST. THIERRY, Orazioni meditative, 8, 6.
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