Stile
XXIII settimana T.O. –
Il Vangelo ci mette di fronte a due quadri della vita del Signore Gesù: uno notturno e uno diurno. Davanti alla necessità di scegliere un gruppo di dodici discepoli cui verrà dato lo specialissimo nome di <apostoli> (Lc 6, 13), il Signore Gesù non indice un concorso né tantomeno una selezione e neppure dei colloqui come si fa nelle nostre aziende persino religiose, ma <passò tutta la notte pregando Dio> (6, 12). In questa durata della preghiera, è adombrato il mistero di un combattimento nella preghiera da cui possono nascere le scelte più importanti. Queste scelte, per quanto solenni e vere, non sono esenti da ombre e persino da vistosi fallimenti tanto che, la memoria dei nomi degli intimi collaboratori di Gesù, termina in modo assai triste: <che divenne il traditore> (6, 15). Vi è per gli apostoli – come per ciascuno di noi – un dono di chiamata che non esclude il grande impegno di diventare, attraverso la fatica quotidiana delle scelte personali, persone libere: non telecomandate ma chiamate a crescere e a rivelare il proprio cuore.
Il gruppo degli apostoli non è un club di privilegiati ma, nell’intenzione di Gesù, vorrebbe essere un pugno di lievito nascosto nella pasta dell’umanità per farla lievitare secondo al logica del Vangelo. Proprio di questo Vangelo, solo un po’ più in là, verranno esposte le linee portanti e rivoluzionarie nelle infuocate parole delle beatitudini. L’elezione degli apostoli fatta da Gesù nel segreto della preghiera e al cospetto del Padre suo, è una scelta dettata da criteri che possiamo immaginare, ma che non sono del tutto rivelati. Proprio come avviene in ogni scelta intima d’amore. In ogni modo la scelta del Signore ha un effetto immediato e rivelativo di quella che è la missione e lo stile della Chiesa: <Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante> e Luca aggiunge che <C’era gran folla…> (6, 17). Possiamo immaginare gli apostoli seduti per terra in mezzo alla gente e non certo elevati su troni e predelle. Il loro posto è non solo con il Signore Gesù ma, come il loro Maestro, è anche quello di sedere all’altezza della bassezza delle condizioni umane, le più difficili e disperate: <erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti> (6, 18).
Allora l’esortazione con cui esordisce l’apostolo Paolo nella prima lettura, diventa un memoriale di quello che è lo stile discepolare a cui siamo chiamati: <come avete accolto Cristo Gesù, il Signore, in lui camminate, radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie> (Col 2-6-7). Paolo è ben conscio del pericolo di cedere alla tentazione di costruire sul fondamento di se stessi e per questo mette severamente in guardia: <Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri…> (2, 8). Dal Signore Gesù siamo chiamati ad imparare a generare le nostre giornate dal seno della notte di una preghiera profonda, una preghiera capace di orientare verso la luce le nostre scelte e di rendere i nostri atteggiamenti sempre più conformi allo stile del Vangelo di cui ciascun discepolo è chiamato a diventare testimone e non <traditore> (Lc 6, 15).
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