Toccati
Ss. Pietro e Paolo –
Gli Atti degli Apostoli ci ricordano un particolare della vita di Pietro che può diventare il simbolo e il filo conduttore per celebrare e vivere questa solennità: <Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: “Alzati, in fretta”> (At 12, 7). Lo stesso Paolo facendo memoria del suo cammino personale rammenta con una certa solennità: <Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza> (2Tm 4, 17). Da sempre gli apostoli Pietro e Paolo sono stati ricordati dalla Chiesa insieme quasi a testimoniare la perennità e la possibilità di quell’inviare i discepoli <a due, a due> (Lc 10, 1) da parte del Signore Gesù. Il primo miracolo e la testimonianza più grande che possiamo rendere al Vangelo per dare speranza all’umanità in cui siamo chiamati a vivere come lievito nella pasta è proprio questa volontà di ritrovarsi, nonostante tutto e attraverso tutte le diversità, a testimoniare insieme benché in modo personale e unico. Eppure, non bisogna mai dimenticare che ciò è possibile solo perché si è stato “toccati” in modo unico, eppure, condiviso da un’esperienza di grazia che si fa ministero di grazia per tutti.
Mentre celebriamo il martirio nel duplice senso della testimonianza e dell’effusione del sangue dei santi Pietro e Paolo, possiamo da una parte ripercorrere la loro vita e dall’altra prendere coscienza di quanto e di come il Signore ha toccato pure la nostra esistenza e ci chiede ogni giorno di alzarci e metterci di nuovo in cammino. Subito dopo che l’angelo del Signore tocca il fianco di Pietro si dice che <le catene gli caddero dalle mani> (At 12, 7). Anche l’apostolo Paolo evoca le sua <catene> (Fil 1, 13) come pure ricorda con forza che <fui liberato dalla bocca del leone> (2Tm 4, 17). Pietro e Paolo sono stati toccati per essere liberati dalle catene che potevano imprigionarli su se stessi. Per ambedue gli apostoli si è fatto sempre più chiaro e sempre più ampio il cammino pasquale cui erano chiamati e annunciato con solennità dal Risorto al discepolo recuperato all’amore e liberato dal rammarico: <ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi> (Gv 21, 18).
Le parole dell’angelo avranno risvegliato nel cuore di Pietro quella parola pronunciata dal Signore Risorto sulla riva di quello stesso lago sulle cui sponde era risuonato l’appello alla sequela: <Metti il mantello e seguimi!> (At 12, 8). Si potrebbe dire che il cammino della sequela non è mai finito e ricomincia veramente ogni mattina. Non bisogna comunque dimenticare che se la sequela è di ogni giorno non è mai uguale, ma si misura con le esigenze e le sfide di ogni giorno in cui si aprono sempre nuove porte da attraversare e nuovi orizzonti da amare per evitare le prigioni del conformismo e delle ripetizioni mortifere. La grande professione di fede di Pietro: <Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente> (Mt 16, 15) diventa una professione esistenziale: <Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva> (At 12, 11).
Le <colonne>! Basti pensare alle rovine di un tempio… colonne solitarie che non sostengono più nessun frontone, nessuna volta, nessuna cuspide. Le colonne servono a portare più in alto altro e altri accettando di portarne il peso con gioia e gloria. A nulla varrebbero le colonne degli apostoli se la nostra fede e la nostra testimonianza non si appoggiassero fino ad innalzarsi offrendo un riparo di bellezza e di verità.
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