Litigare

XVIII settimana T.O. –

Dopo il pane la cui mancanza era stata drammaticamente lamentata dal popolo nella lettura di ieri, ecco che ci troviamo davanti alla mancanza di <acqua> (Nm 20, 2). Questa penuria sembra essere aggravata dalla morte e dalla sepoltura di <Maria> (20, 1) il cui nome evoca il mistero materno e generante delle acque come pure è un ricordo perenne delle acque compassionevoli del Nilo nella cui corrente aveva custodito il cestello che portata, come in una tomba-culla, il suo bellissimo fratello che, salvato dalle donne, avrebbe salvato tutti. La morte di Maria è come se esasperasse il popolo che si scaglia <contro Mosè e contro Aronne> (20, 3). Il popolo, esasperato dal difficile apprendistato di una vita nuova fuori dalle coordinate schiavizzanti ma rassicuranti dell’Egitto, pensa di prendersela con Mosè e Aronne e, invece, quasi inconsapevolmente a motivo della cecità proprie dell’angoscia e della paura <litigarono con il Signore> (20, 13) cui non resta che una dura decisione: <voi non introdurrete quest’assemblea nella terra che io le do> (20 12).

Se nella prima lettura assistiamo ad un litigio che ha gravi conseguenze, nel Vangelo le cose non sono certo meno gravi. La reazione alla reazione di Simon Pietro ci addolora e ci interpella poiché ci viene del tutto naturale comprendere le parole e i sentimenti protettivi dell’apostolo. La risposta del Signore alle “cure” di Simon Pietro suona come una lama affilatissima: <Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!> (Mt 16, 23). Il popolo esasperato dalla lunga marcia nel deserto in attesa di poter godere di una libertà che, in realtà, si rivela tutta ancora da costruire, e i discepoli attorno al Signore Gesù che sono chiamati a comprendere il suo mistero pasquale tutto ancora da scoprire sono per noi un monito a rimetterci ancora in cammino, con umiltà e con pazienza.

Come ricorda Joseph Stricher: <Col passare del tempo e nel cammino che porta dal primo al secondo Testamento, la nozione di Figlio di Dio si affina. Così finisce per indicare Gesù nella sua realtà più alta, nel suo stretto legame al Padre. Ma evoca ugualmente la dignità dei credenti, diventati in Cristo Gesù figli adottivi di Dio>. Per accogliere il dono dell’acqua, per riconoscere il Gesù il Cristo, è necessario scavare un vuoto perché il dono sia accolto e condiviso senza mai pensare di controllarlo e dirigerlo a nostro piacimento. La <pietra> (Mt 16, 18) che Simon Pietro diventa per il mistero e il ministero della Chiesa prima di essere pietra di fondazione è pietra fondata su un’intuizione di verità che esige il cammino di discepolanza fino alla fine per essere non più solo intuitiva, ma esistenziale. Questo processo ineludibile comporta anche momenti di fatica, di incomprensione e persino di litigio. I testi della Liturgia non ci tramandano né la reazione del popolo né, tantomeno, quella di Simon Pietro e questo forse perché sono molto più interessati alla nostra reazione.

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