Nessuno disprezzi

XXIV settimana T.O. –

L’invito che l’apostolo Paolo fa a Timoteo può diventare un atteggiamento di fondo nella vita di ogni discepolo: <Nessuno disprezzi> (1Tm 4, 12). Nel caso di Paolo si tratta di una preoccupazione verso il suo discepolo perché non venga disprezzata la sua <giovane età> e venga quindi riconosciuto e rispettato per quello che è e stimato per il suo <progresso> (1Tm 4, 15). Questa parola di Paolo assume un peso assoluto e incontrovertibile nello stupendo racconto del vangelo. Laddove Simone vede e disprezza la <peccatrice> (Lc 7, 39), il Signore Gesù riconosce e accoglie la <donna> (7, 44). Le parole conclusive dell’incontro sono per noi come un monito a non disprezzare nessuno e a progredire sempre di più e sempre meglio nella capacità di cogliere, apprezzare e mettere in rilievo i gesti dell’amore che diventano la porta per superare ogni peccato che porta sempre in sé una parte, più o meno grande, di disperazione.

Simone si scandalizza del fatto che il Signore si faccia toccare da una peccatrice, e non intuisce che è proprio questo il dono più grande che riceviamo attraverso il Signore: l’Altissimo si fa toccare, nel senso più pieno di questo termine, dalla nostra umanità. Qualunque forma di disprezzo non può che creare un muro di incomunicabilità tale per cui nessun incontro sarebbe possibile. Se poi parliamo di incontro con Dio, allora risulta più che chiaro che, in tal caso, nessuna salvezza sarebbe possibile. Ogni volta che tocchiamo qualcuno e ci lasciamo toccare, nel senso di intercettare e lasciarci intercettare al fine di fare un pezzo di strada insieme, in realtà manifestiamo la speranza che qualcosa, o meglio qualcuno, possa rendere la nostra vita non solo più vivibile, ma anche più bella e vera. Simone il fariseo, che pure invita il Signore nella sua casa sembra non attendersi nulla da questo passaggio se non la conferma del suo vissuto senza nessuna novità e nessun incremento.

Simone è talmente corretto che si permette di correggere Dio! Lo stato spirituale di Simone è legato alla legge la quale si organizza attorno a dei “noi” che il Signore Gesù sembra ripetere al contrario: <tu non mi hai dato l’acqua…Tu non mi hai dato un bacio…Tu non mi hai unto con olio>! Questo non per giudicarlo o per sottovalutare il suo gesto, ma per aiutarlo a riconciliarsi con il suo limite e a fare pace con il limite dell’altro senza più paura di se stesso. L’esortazione dell’apostolo a Timoteo potrebbe andare benissimo come esortazione da offrire al <fariseo che l’aveva invitato> (Lc 7, 39) e suona così: <Vigila su te stesso> (1Tm 4, 16). Simone, infatti perde il controllo delle sue emozioni e comincia a pensare tra sé cose che, in realtà, sono contrarie al gesto così solenne e signorile di invitare Gesù nella sua casa. Lo invita <a tavola> (Lc 7, 36) ma non accetta che sia proprio il Signore il centro della tavola e della casa: la salvezza, infatti, è la presenza fisica di Gesù, senza che Gesù vi aggiunga qualcosa di particolare. La casa di Simone, a motivo della presenza del Signore, diventa una casa aperta a tutti ed una tavola imbandita per tutti. Questo intuisce quella donna di cui va rimuginando in cuor suo Simone il fariseo e che, dal suo punto di vista, è semplicemente <una peccatrice> (7, 39). Invece quella donna davanti al Signore Gesù si sente semplicemente <una donna> ed è accolta dal Signore esattamente e solamente come tale e come tale nessuno la disprezzi.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *