Attendere… nella notte
24 Dicembre T.A. –
Un testo che evoca un momento della vita di Davide viene scelto dalla Liturgia per introdurci in questo giorno di vigilia: <Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore…> (2Sam 7, 4). Lo stesso profeta che era stato così condiscendente con l’idea regale di costruire un tempio per il Signore, è costretto a rimangiarsi la sua entusiastica approvazione per farsi annunciatore di qualcosa di diverso, anzi di assolutamente contrario: <Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele> (7, 8). Proprio mentre Davide ha deciso di costruire una casa al Signore riceve la solenne promessa: <Il Signore ti annuncia che farà a te una casa> (7, 11). Di certo ciò turba Davide, ma sicuramente anche lo consola e lo conforta perché lo riporta alla sua esperienza più antica di quel Dio che ha conosciuto nell’immensità dei deserti e dei pascoli sotto il tetto luminoso delle stelle.
Così pure il sacerdote Zaccaria acconsente a chiamare suo figlio col nome di Giovanni, come aveva già annunciato Elisabetta senza che egli potesse udirla, visto che oltre ad essere muto era diventato anche sordo. L’anziano sacerdote si apre ad una novità che lo aveva ammutolito proprio in quel tempio la cui costruzione era così ardentemente desiderata da Davide e serenamente archiviata almeno per il tempo della sua vita. Finalmente dopo nove mesi di silenzio e di isolamento anche <Zaccaria, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò…> (Lc 1, 67). Il canto di benedizione di Zaccaria si conclude così: <Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace> (1, 78-79).
Sia per Davide che per Zaccaria è stato necessario attraversare una lunga notte – non tanto per la sua durata temporale – ma per la sua intensità di rinuncia alle proprie aspettative. Un tempo necessario per lasciarsi indirizzare verso nuovi orizzonti accettando non di costruire una casa né di assicurarsi da sé una discendenza, ma di ricevere ogni cosa come un dono. L’Altissimo ci raggiunge nei nostri desideri, ma lo fa purificandone le ombre e illuminandole con una luce che tutto rischiara. Alle soglie di un nuovo Natale possiamo chiederci fino a che punto, non solo siamo disposti ad attraversare la notte per celebrare liturgicamente la veglia della solennità di Natale, ma ad attraversare quella notte in cui il Signore ci dà appuntamento per rivelarci il suo volto che non ha nulla a che vedere con le nostre immaginazioni su Dio. Nel bimbo di Betlemme, vegliato da due giovani genitori senza riparo, si rivela a noi il volto di un Dio nascosto, offerto, ferito, vinto, silenzioso e inerme. Accoglierlo nella nostra casa significherebbe rivoluzionare radicalmente tutte le nostre abitudini non solo con noi stessi e con gli altri, ma persino con Dio. Questo nuovo Natale ci troverà sufficientemente coraggiosi?




Signore, apri i nostri occhi e le nostre orecchie per incontrarti e riconoscerti oltre i nostri schemi e le nostre aspettative. Maranatha! Vieni Signore Gesù!