Attendere… con efficacia
I settimana T.A. –
La promessa del Signore Dio ci raggiunge attraverso la parola del profeta ed è una parola che potremmo definire come di speranza operosa. Da una parte il profeta ci sostiene e ci conforta: tu non dovrai più piangere. A un tuo grido di supplica il Signore ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta> (Is 30, 19). Dall’altra ci sprona a rimanere saldi e a testimoniare una speranza più grande di noi stessi persino nel tempo in cui il Signore ci nutrirà con <il pane dell’afflizione> e con <l’acqua della tribolazione> (30, 20). Tutto ciò dovrebbe renderci sempre più capaci di accompagnare il cammino dei fratelli diventando per ciascuno di loro nelle situazioni più difficili e strane della vita, delle icone viventi della sua <compassione> (Mt 9, 36). Mentre la tentazione è di guardare il mondo e, soprattutto, le persone con sentimenti di disapprovazione e talora persino di timore, il Signore ci insegna ad aprire gli occhi del cuore al fine di comprendere tutte le persone che sono, in realtà anche se in modi diversi e talora difficili da decifrare, <stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore>. Il Signore ci dà un avvenire e questo avvenire è la relazione con lui che amplifica le possibilità della vita.
La nostra tentazione è quella di farci pastori quando invece siamo semplicemente chiamati a testimoniare il nostro essere pecore guidate e amate da un unico, il solo Pastore grande e bello. La parola di consegna con cui concludiamo questa prima settimana di Avvento suona così: <Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date> (10, 8). E le parole con cui la Chiesa ci fa oggi salire verso l’altare ci aiutano a comprendere che cosa questo possa significare: <l’offerta di questo sacrificio, che attua il mistero da te istituito, con la sua divina potenza renda efficace in noi l’opera della salvezza> (Orazione sulle offerte). Si tratta di rendere efficace lo sguardo compassionevole che il Signore Gesù pone su di noi e sull’umanità tutta ed è uno sguardo capace di scorgere i segni della bellezza e della bontà.
Una parola del papa Giovanni Paolo II può aiutarci a dare un contenuto più preciso agli inviti che il Signore ci fa attraverso la sua parola: <Dio sta preparando una grande primavera cristiana, di cui già si intravede l’inizio. Difatti, sia nel mondo non cristiano come in quello di antica cristianità, c’è un progressivo avvicinamento dei popoli agli ideali e ai valori evangelici, che la chiesa si sforza di favorire. Oggi, infatti, si manifesta una nuova convergenza da parte dei popoli per questi valori: il rifiuto della violenza e della guerra; il rispetto della persona umana e dei suoi diritti; il desiderio di libertà, di giustizia e di fraternità; la tendenza al superamento dei razzismi e dei nazionalismi; l’affermazione della dignità e la valorizzazione della donna>1. Davanti a questo non possiamo che fare nostre le parole esultanti del salmista: <E’ bello cantare inni al nostro Dio, è dolce innalzare la lode> (Sal 146, 1). Un piccolo grande passo in questo nostro preparare il cuore alla visita del Verbo consiste proprio nel saper valorizzare i segni della sua presenza in mezzo a noi con amore ed efficacia cosicché per tutti si compia la promessa: <i tuoi occhi vedranno il tuo maestro> (Is 30, 20).
1. GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris Missio, 86.





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