Attendere… da piccoli

II settimana T.A. –

La Parola di Dio oggi ci raggiunge in uno dei bisogni più forti e più profondi che attraversa il nostro essere umani: il bisogno e il desiderio di essere cercati e continuamente ritrovati. Il Signore Gesù non esita a dichiarare con solennità: <Così è la volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda> (Mt 18, 14). Come i piccoli ogni tanto ci smarriamo e come loro attendiamo che qualcuno venga finalmente a cercarci. Talora ci perdiamo in un bicchier d’acqua soccombendo a tempeste e a drammi che sembrano sommergerci, fino ad inghiottire terribilmente la nostra vita. Altre volte, invece, ci nascondiamo allo sguardo amoroso di Dio creando una corazza di impenetrabili spine e di insuperabili muraglioni di funzionalità, di razionalità, di rispetto umano che, infine, ci condannano ad una penosa e difficilmente sopportabile solitudine. 

In tutto questo turbamento risuona la voce del profeta: <Ecco, il vostro Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio> (Is 40, 10). In realtà, non si tratta di un dominio di potenza, ma di una estrema compassione d’amore: <Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri> (40, 11). Il profeta ci fa contemplare l’attitudine divina nei confronti della nostra umanità che diventa per noi un modello di umanità. Questa divina attitudine alla cura ci fa sentire, a nostra volta, il bisogno e il dovere di farci carico di coloro che come noi – e talora più di noi – sono <piccoli> (Mt 18, 14) e rischiano di perdersi e di smarrirsi, senza neppure rendersene conto.

La domanda che il Signore Gesù pone ai suoi ascoltatori è fondamentale anche per ciascuno di noi: <Che cosa ve ne pare?> (18, 12). A questo interrogativo non si può che rispondere con il dono generoso e pieno della propria vita. Per cui non vale la pena dare una risposta troppo affrettata, ma lasciare che essa emerga <dolcemente> (Is 40, 11) e veramente dalla nostra capacità di sentirci piccoli e di farci attenti ai piccoli. L’Avvento aiutandoci a preparare la celebrazione del mistero dell’incarnazione ci riporta al mistero della piccolezza di Dio fattosi bambino per noi. In questo modo ci riconcilia con la nostra piccolezza e con quella dei nostri fratelli e sorelle in umanità aiutandoci – al contempo – a prendere le distanze da ogni forma di piccineria e di meschinità. La parola del profeta Isaia è per noi un vero balsamo che non solo lenisce ma pure rafforza la nostra fiducia in un Dio che ci guida senza costringersi a nulla, ma lasciando emergere da fondo del nostro cuore il meglio delle nostre intenzioni e delle nostre possibilità. La parabola del Signore Gesù infonde al nostro cuore un senso di dolcezza il cui intento non è solo quello di consolare il nostro cuore, ma pure di renderci un’immagine per gli altri della stessa cura e dello stesso amore preferenziale per i più piccoli.

1 commento
  1. vincenzo ariano
    vincenzo ariano dice:

    Signore Gesù Cristo possa diventare la nostra povertà un accogliente abbraccio della tua presenza di salvezza là dove siamo e con chi siamo. Amen

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