Attendere… la risposta

II settimana T.A. –

L’Avvento è un tempo privilegiato per porsi e porre delle domande. Esso è pure il tempo in cui, umilmente e serenamente, rendiamo il nostro cuore disponibile e sensibile a trovare e ad accogliere delle risposte che, non raramente, rischiano di suscitare altre domane e di richiedere, comunque, nuove aperture. Il profeta ci rassicura: <Io, il Signore risponderò loro, io, Dio d’Israele, non li abbandonerò> (Is 41, 17). Se questa è la promessa di Dio attraverso il profeta Isaia, il Signore Gesù, proprio facendo riferimento al <più grande> tra <i nati di donna> che è il Battista, coglie l’occasione di ribadire come questa grandezza apra la strada al <più piccolo>. Con un tocco di magnifica evangelicità, il Signore riesce a dire, nello stesso tempo, che Giovanni e <più grande> senza omettere, anzi sottolineando ancora più radicalmente, che <il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui> (Mt 11, 11)

Se è vero che il dono di Dio supera ogni immaginazione e ogni desiderabilità, rimane ancora vero che il suo Regno perché possa irrompere nella nostra vita e in quella di ogni creatura ha bisogno della <violenza> (11, 12) della nostra domanda, del nostro vuoto, del nostro desiderio. Senza questa capacità di farci forza non sarebbe possibile in alcun modo forzare le logiche mondane che abitano sottilmente e in modo radicato le profondità del nostro cuore per andare oltre e aprirci ai segni che indicano la presenza del Regno già nelle nostre vite e nel tessuto delle nostre relazioni. Il salmista esorta caldamente: <Facciano conoscere gli uomini le tue imprese e la splendida gloria del tuo regno> e aggiunge con tono ammirato: <Il tuo regno è un regno eterno, il tuo dominio si estende per tutte le generazioni> (Sal 144, 12-13).

La memoria dell’incarnazione del Verbo cui l’Avvento ancora una volta prepara i nostri cuori, ci ricorda che il mistero di questo Regno si è fatto talmente piccolo da essere consegnato alle nostre mani fino ad essere come affidato interamente alla nostra cura. Lungi da noi pensare di poter testimoniare e annunciare la venuta del Regno di Dio in Cristo Gesù, dimenticando che questi si è fatto talmente piccolo da non poter essere annunciato se non come mezzi altrettanto piccoli. La parola del profeta ci fotografa in modo particolarmente autentico quando si rivolge a noi come a un <vermiciattolo> e come ad una <larva> (Is 41, 14). La nostra risposta al dono che il Padre ci fa in Cristo Gesù che si è fatto uno di noi fino a farsi meno di noi, è quella di accettare giorno dopo giorno di farci violenza per superare la tentazione della grandezza, del potere, dell’apparire, del voler essere più grandi e più potenti. La parola del Signore taglia corto con molti dei nostri alibi: <il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono> (Mt 11, 12). La posta in gioco è talmente alta che l’esortazione si fa particolarmente forte e attende una risposta adeguata e non rimandabile: <Chi ha orecchi, ascolti!> (12, 15).

1 commento
  1. Carla Ermoli
    Carla Ermoli dice:

    Conosco personalmente una donna di fede islamica, povera, senza istruzione, completamente analfabeta.
    Sono colpita dalla sua bontà disarmata, dalla sua mancanza di sovrastrutture ideologiche, dal suo essere indifesa, dalla sua essenzialità di vita.
    Pensando a lei comprendo meglio quello che Gesù afferma: ” il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”.
    Il regno dei cieli è in questa piccolezza, in ciò che sembra non contare nulla.
    Il regno dei cieli è al di là di ogni appartenenza anche religiosa.
    È nel cuore del Magnificat: ” ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili”.
    Il regno dei cieli è desiderare di avere occhi nuovi, un cuore nuovo.

    Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *