Cooperare
Santi Arcangeli –
In una cultura e civiltà sempre più legata alla virtualità può essere assai interessante e terapeutico riscoprire e reinterpretare il ruolo e la presenza degli angeli nella propria vita di persone e di credenti. La realtà in cui viviamo e che accusiamo di materialismo è anche la più prossima alla realtà dell’invisibile: voci, suoni, immagini – in futuro – forse persino persone e cose, si muovono attraverso l’etere creando possibilità sempre nuove di comunicazione… ma non sempre di comunione. Su quest’ultimo punto ecco che la Chiesa, erede della tradizione ebraica e concorde in questo con altre tradizioni religiose, non ha mai smesso di venerare e chiedere l’aiuto degli angeli e in questo giorno festeggia gli Arcangeli: Michele, Gabriele e Raffaele. Ci si potrebbe domandare che senso abbia ipotizzare una “gerarchia” persino tra gli ordini angelici come avviene nella vita dell’ordine umano ma è un modo per indicare la particolare importanza di alcuni eventi di salvezza che sono veri e propri “archi” eventi.
La colletta di questa liturgia sgombra il campo col modo proprio della tradizione liturgica romana austera e asciutta da ogni inutile ricamo sul ruolo degli angeli nella vita della Chiesa e dell’umanità: <O Dio che chiami gli angeli e gli uomini a cooperare al tuo disegno di salvezza>. Angeli e uomini siamo chiamati a vivere nello e per lo stesso <disegno di salvezza>. E la visione apocalittica realizza come questa cooperazione non è una semplice passeggiata: <Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero> (Ap 12, 7-8). Questa immagine così battagliera fa cadere tutte le sdolcinature e le inutili dorature con cui ci immaginiamo gli angeli di Dio: il loro ruolo è proprio quello di aiutarci, sostenerci e guidarci nel combattimento spirituale che si oppone al compimento del mistero dell’incarnazione nella nostra vita. La parola del Signore Gesù che conclude il vangelo scelto per questa festa ci ricorda il mistero della scala che continuamente mette in relazione la vita di Dio con la vita dell’uomo: <In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo> (Gv 1, 51).
Mentre Natanaele in preda all’entusiasmo dichiara <Rabbì tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele> (1, 49), il Signore Gesù si identifica nel <figlio di uomo> (Dn 7, 13) di cui parla Daniele nella prima lettura. Gli angeli di Dio sono con e per <noi pellegrini sulla terra> (Colletta) non per de-incarnarci o “spiritualizzarci” ma per aiutarci ad essere fino in fondo e integralmente uomini e donne che in terra vivono di quella medesima logica di cui gli angeli vivono <in cielo>. Ci si potrebbe chiedere in che cosa la vita degli angeli e degli uomini è sostanzialmente simile: nel <servirti contemplando la gloria del tuo volto> che è nascosta in ogni volto umano e in ogni creatura sulla terra. Il criterio per discernere la bontà delle realtà invisibili – persino di quelle che conquistano il nostro spazio umano tenendolo sempre più collegato a quello siderale – è la capacità o meno di cooperare alla comunione universale. A Michele, Gabriele e Raffaele possiamo chiedere la <protezione> e la guarigione da tutto ciò che ci rende isolati e impalpabili per essere sempre più capaci – come gli angeli – di farci presenti in tutte le situazioni per cooperare alla gioia dei nostri fratelli, specialmente di quando hanno bisogno di un buon annuncio, di una buona parola, di un bel gesto. Gli angeli e gli arcangeli che la tradizione greca chiama psycopompi, ossia sostegno o custodi delle anime, sono gli antesignani degli psicologi moderni e forse i più efficaci. Freud racconta di un bambino che ha paura del buio e chiede: parla perché così mi sento meno solo! Gli arcangeli ci guariscono da ogni forma di solitudine perché ci fanno sentire in comunione con Dio stesso e ci rendono tutti responsabili di cooperare alla serenità di ciascuno.
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