Sereno realismo
XVI Settimana T.O. –
Non è difficile immaginare l’imbarazzo di un padrone che si sente quasi accusato dai propri contadini di avere seminato o almeno lasciato che qualcuno seminasse della <zizzania> (Mt 13, 25) nel campo. Eppure, la reazione del padrone è di raro equilibrio, soprattutto quando avrebbe avuto motivi per dubitare, fino a poter punire i suoi contadini. La reazione è di grande equilibrio senza cedere in nulla a nessuna forma di allarmismo: <Un nemico ha fatto questo> (13, 28). Nondimeno noi sappiamo dal racconto che quel nemico ha potuto seminare la zizzania <mentre tutti dormivano> (13, 25). Ci si potrebbe, a questo punto, porre la domanda circa la negligenza dei contadini: forse avrebbero dovuto fare dei turni di veglia per impedire che qualcuno si intrufolasse nottetempo nel campo e vi seminasse un seme diverso da quello volutamente seminato?
Stranamente nella reazione del padrone non troviamo alcun indizio che faccia pensare a questa possibilità. Sembra invece che la cosa sia già messa in conto e che non sorprenda più di tanto che di notte, quando tutti dormono possano avvenire delle cose spiacevoli che, però, rimangono solubili: <Lasciare che l’una e l’altra crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura…> (13, 30). Se sotto le vesti e i gesti di questo padrone sereno possiamo riconoscere il volto del Padre, allora veramente possiamo dire che: <Dio è onnipotente si nasconde perché tutta la sua gioia consiste nel fatto di essere amato liberamente dalle sue creature: vuole essere preferito>1. Per questo persino nel sublime momento del dono della Torah per ben due volte il popolo viene interrogato, attraverso il ministero di autorità liberante di Mosè, sulla sua libertà di accogliere o meno il cammino segnato dalle parole che sanciscono l’Alleanza: <Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme> (Es 24, 3).
Nonostante la risposta sia stata generosamente positiva, dopo aver esposto il contenuto dell’Alleanza, il popolo viene nuovamente interrogato sulla sua volontà e la sua libertà: <Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo> (24, 7). Alla luce di questi testi forse riusciamo a dare un nome più preciso a quella misteriosa <zizzania> che rischia di far perdere il raccolto. Potremmo dire che nel campo del nostro cuore viene seminata la zizzania quando acconsentiamo alla paura e decliniamo alla libertà. Se, infatti, siamo e rimaniamo liberi, allora possiamo sopportare anche di crescere accanto a ciò che non solo è diverso da noi, ma perfino ci è nemico, senza sentirci affatto minacciati nella nostra possibilità di diventare quello che siamo e che nessuna prossimità, salvo che noi vi acconsentiamo, può realmente mutare e tantomeno corrompere. In realtà, non c’è bisogno di cercare né di trovare nessun colpevole, ma continuare a lavorare alla nostra crescita, imitando la pazienza che l’Altissimo ha nei nostri confronti e sapendola offrire anche agli altri con realismo, ma senza allarmismo.
1. C. GEFFRÉ, Une espace pour Dieu, Cerf, Paris 1970, p. 33.
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