In carne umana
XXIV settimana T.O. –
Le parole che l’apostolo Paolo rivolge al suo discepolo e collaboratore Timoteo possono essere considerati il vangelo del Vangelo: <Non vi è alcun dubbio che grande è il mistero della vera religiosità: egli fu manifestato in carne umana e riconosciuto nello Spirito> (1Tm 3, 16). In una lettera che fece molto scalpore indirizzata da papa Francesco al giornalista Eugenio Scalfari, il Vescovo di Roma sottolineava da una parte l’origine della propria scelta di fede in una personale esperienza religiosa molto intima e forte e, al contempo, indicava, ancora una volta, il mistero dell’incarnazione non solo come il cardine della salvezza, ma pure come la sfida continua per ogni cristiano. Questa sfida riguarda certo la propria personale esperienza di fede come scelta e sequela, ma si riflette e si invera in tutta una serie di scelte concrete che hanno sempre a cuore di riconoscere e di servire Cristo nella carne dei propri fratelli e sorelle, in particolare dei più poveri e dei più piccoli i quali continuamente mettono alla prova la nostra capacità o meno di incarnare la nostra fede in Dio in una carità concreta e fattiva.
Così scriveva il Vescovo di Roma: <La fede cristiana crede questo: che Gesù è il Figlio di Dio venuto a dare la sua vita per aprire a tutti la via dell’amore. Ha perciò ragione, egregio Dott. Scalfari, quando vede nell’incarnazione del Figlio di Dio il cardine della fede cristiana. Già Tertulliano scriveva caro cardo salutis, “la carne (di Cristo) è il cardine della salvezza”. Perché l’incarnazione, cioè il fatto che il Figlio di Dio sia venuto nella nostra carne e abbia condiviso gioie e dolori, vittorie e sconfitte della nostra esistenza, sino al grido della croce, vivendo ogni cosa nell’amore e nella fedeltà all’Abbà, testimonia l’incredibile amore che Dio ha per ogni uomo, il valore inestimabile che gli riconosce>1.
A partire dalle parole dell’apostolo Paolo e da quelle di Papa Francesco, possiamo ben dire che è a questa difficile comprensione del nucleo fondamentale del Vangelo che il Signore si riferisce con il suo lamento che prende la forma della parabola: <Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!> (Lc 7, 32). Non si tratta di contrapporre <Giovanni il Battista> (7, 33) al <Figlio dell’uomo, che mangia e beve> (7, 34). Piuttosto la sfida quotidiana per ciascun credente è quella di cogliere quali sono le esigenze concrete di una continua incarnazione della salvezza nella propria vita e a favore di tutti. Per questo il Signore Gesù si augura: <Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli> (7, 35). Questo riconoscimento non è semplicemente un assenso della mente, ma è l’accoglienza del mistero dell’incarnazione che si fa ministero di salvezza e di speranza condivise nella realtà della propria carne in cui ci è dato e ci è richiesto di incontrare i nostri fratelli e sorelle in umanità nella realtà della loro vita soprattutto quando si manifesta nella sofferenza e nella vulnerabilità.
1. PAPA FRANCESCO, Lettera a Eugenio Scalfari, 4 Settembre 2013 pubblicata su La Repubblica l’11 Settembre 2013.
Stupenda meditazione: grande è il mistero della vera religiosità!