Attendere… in modo penetrante
III settimana T.A. –
La figura di Balaam apre questa seconda parte del cammino di Avvento che, ben presto, sembrerà affrettare la sua corsa con le ferie maggiori e il canto delle Antifone “O” con la cui carica poetica l’invocazione del Salvatore si farà ancora più intensa. Balaam viene definito <uomo dall’occhio penetrante> (Nm 24, 3) e in questo senso è una prefigurazione o una delle incarnazioni di quello spirito profetico che si manifesterà in modo così particolare nella figura del Battista che prepara immediatamente la strada al Salvatore. L’evocazione di Balaam diventa per ciascuno di noi una sorta di appello ad affinare lo sguardo del nostro cuore per renderlo capace di una lettura della realtà che sia così penetrante da cogliere ogni cosa nella sua più profonda verità. Questo lavoro interiore di comprensione permette di diventare capaci di dare generosamente il proprio contributo alla maturazione della storia fino a riversarsi, in modo del tutto naturale, nella vita stessa di Dio. I <capi dei sacerdoti> sono così preoccupati da sembrare quasi ossessionati dalla questione del potere che si esprime nella definizione chiara e precisa dei confini e dei modi di esercizio dell’<autorità> (Mt 21, 23).
Con la sua risposta, apparentemente evasiva e sostanzialmente innovativa, il Signore Gesù ci chiede di crescere nella capacità di guardare le cose, gli avvenimenti, le persone, gli eventi cercando di andare all’essenziale delle situazioni. Perché ciò si possa realizzare per e nella nostra vita si richiede una generosa disponibilità a lasciarsi continuamente destabilizzare e rinnovare: <Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?> (21, 25). Davanti a questa domanda che ai notabili sembra un trabocchetto, in realtà pur presentandosi come intelligenti non riescono a rispondere. O meglio, rispondono in modo così evasivo da rivelarsi prigionieri della loro <paura> (21, 26). Si tratta della paura paralizzante di perdere il loro prestigio e i loro privilegi. Tutto ciò li rende ciechi al contrario del profeta pagano che non ha nessuna paura di leggere e interpretare il reale anche quando si rivela diverso da tutto ciò che ci si aspettava a ci si augurava: <cade e gli è tolto il velo dagli occhi. Come son belle le tue tende Giacobbe, le tue dimore, Israele!> (Nm 24, 5).
Come Balaam e come il Battista siamo chiamati a riprendere ogni giorno la strada, il cammino, la ricerca che significa aprirci ad una conoscenza più acuta e penetrante delle nostre tenebre (passioni disordinate, tristezze, collere…) che la paura rende ancora più spesse e impenetrabili. Solo così potremo lasciarci toccare dalla luce che sorge e amerebbe inondarci, ma non senza il nostro consenso. Balaam come Giovanni sanno rischiare la loro stessa vita per essere fedeli a ciò che vedono e sentono senza cadere nella trappola dei notabili del popolo che, invece, tradiscono il loro cuore per salvaguardare le loro catene dorate che li tengono prigionieri di se stessi.





Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!