Attendere… domandare
III Domenica di Avvento –
In questa terza domenica di Avvento, in cui il colore violaceo cede le sue tinte forti ad un più tenue rosaceo, se la gioia per la venuta – sempre più prossima – del Signore non può che rallegrare i cuori, nondimeno non si può certo abbassare la guardia anzi, sono tante le domande che ci vengono poste attraverso i testi della Scrittura scelti per questa domenica. Siamo molto toccati e interrogati dalla domanda del Battista che, di certo, ci sorprende non poco: <Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?> (Mt 11, 3).Pertanto se ci lasciamo veramente e profondamente raggiungere e interrogare dai testi, allora le domande che più ci riguardano sono quelle poste dal Signore Gesù, a cui egli stesso dà una risposta assai importante e con cui siamo chiamati a misurare tutta la nostra vita: <Sì, io vi dico, anzi più che un profeta> (11, 9). Il Signore Gesù rivolge alle folle sei domande riguardanti il Battista, mentre i suoi discepoli ritornano al <carcere> (11, 2) in cui il profeta è ormai rinchiuso, prossimo alla morte. Queste domande toccano il cuore del Vangelo che è il Signore Gesù: la risposta è ben oltre ogni domanda, il compimento ben oltre ogni attesa!
Di fatto il Signore è già venuto e continua a venire proprio come un seme che è già posto nella terra e pure rimane invisibile a tutti, meno che all’<agricoltore> (Gc 5, 7) che lo ha seminato. Ciò che viene richiesto ora a ciascuno di noi, è di fare spazio a ciò che il Signore è dentro di noi come promessa e come certa speranza. Così le domande che il Signore pone alla folla circa l’identità del Battista ci rivelano cosa, la presenza di Gesù in mezzo a noi, mette in gioco e – necessariamente – mette in crisi: <Ecco quelli che si vestono di lusso stanno nei palazzi dei re!> (Mt 11, 8). Ormai, oltre la metà del cammino di Avvento, siamo invitati a fare il punto sul nostro modo di attendere e di desiderare, per comprendere in che misura attendiamo e desideriamo per noi stessi o per gli altri. La risposta sottilmente data senza essere indirizzata a Giovanni è quella per cui non si tratta di chiedersi se bisogna <aspettare un altro> (11, 3), ma se bisogna “aspettare altro” da ciò che da sempre si aspetta.
Con Giovanni chiuso in carcere e con il seme posto nella terra e che aspetta <le prime e le ultime piogge> (Gc 5, 7) questo tempo ci è dato come cifra di tutta la nostra vita. Mentre infatti attendiamo, le nostre stesse attese si convertono e si approfondiscono così tanto che ci rallegriamo del fatto che <ai poveri> sia annunciato <il Vangelo> (Mt 11, 5) in modo gratuito e incondizionato senza che questo rappresenti per noi <motivo di scandalo!> (11, 6). L’immagine del profeta riguarda e tocca la nostra stessa vita: <Come fiore di narciso fiorisca…> (Is 35, 2). Ora non c’è mai un fiore che sia identico ad un altro, mentre i semi sembrano veramente tutti uguali e persino facilmente confondibili tra loro. Mentre il cammino verso un rinnovato Natale si fa più spedito, le domande si fanno più urgenti: il rischio più grave, infatti, sarebbe quello di non riconoscere – già nelle domande – l’abbozzo delle risposte più giuste.




Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!