Attendere… il senso

20 Dicembre T.A. –

Con Maria, la madre del Signore, siamo chiamati ad avvicinarci al mistero dell’incarnazione del Verbo non come spettatori distratti, ma lasciandoci interpellare fino a farci interiormente cambiare dalla presenza di Cristo in noi. Maria non accoglie le parole dell’angelo Gabriele come fosse l’annuncio di un privilegio, ma si pone in ascolto profondo e si chiede il <che senso avesse un saluto come questo> (Lc 1, 29). Sono tanti i motivi per cui la tradizione ha cercato di motivare la scelta di questa giovane donna di Nazaret per essere la madre del Messia, ma si può ben dire che la prima caratteristica di Maria, che le Scritture mettono in risalto, è la sua capacità riflessiva e la sua attitudine a cercare il <senso> profondo delle cose che le accadono e di cui è mediazione per la vita di tutti. Il motivo dell’interiore riflessione di Maria si concentra attorno ad una parola: <grazia> (1, 28)! Infatti, Gabriele reagisce riprendendo questo stesso termine e cercando di spiegare: <Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio> (1, 30). Se seguiamo il dialogo tra Maria e Gabriele ci rendiamo conto che il senso profondo della venuta del Verbo nella nostra realtà umana è di darci il senso della grazia e la grazia del senso, senza cui la nostra vita in questo mondo rischia di snaturarsi.

Ciò che Acaz sembra non capire è proprio il senso di questa grazia che si dà come <segno> (Is 7, 14). Anche a noi talora sfugge nel nostro camminare nel tempo e nella storia quella che si potrebbe definire la “segnaletica della grazia” seguendo la quale siamo messi in grado, ogni giorno, di accogliere il mistero della grazia come motore della vita senza mai perderne il senso profondo e senza mai smarrire la direzione della nostra esistenza. Dopo aver cercato e trovato il <senso> di ciò che le sta accadendo, per Maria viene naturale di dare il suo pieno consenso: <Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola> (1, 38). Come spiega Nathalie Nabert: <Queste parole sono in grado di raccogliere tutta la grazia dello spogliamento, tutta la nudità interiore di colei che accoglie e tace davanti al dono che le viene fatto. La fiducia, l’umile fiducia appena turbata di Maria dinanzi alla sua luminosa maternità prefigura la sua pazienza sotto la croce e riveste la Chiesa di un velo di sapienza>1.

Quello che avviene in e per Maria, è il segno della vocazione di ciascuno di noi chiamati ad accogliere dentro la nostra vita la discrezione del Misericordioso la cui presenza non è mai invadente, la cui delicatezza non forza la nostra intimità, ma la sigilla con il marchio della libertà che ci restituisce a noi stessi senza lasciarci uguali a noi stessi. Acaz sembra avere timore di essere disturbato da Dio proprio come noi abbiamo paura di perdere il controllo sulla nostra vita che ci fa preferire smarrirne il senso piuttosto che essere lanciati sugli inediti percorsi della grazia.


1. N. NABERT, Liturgie interieure, Ad Solem, Genève 2004, p. 34.

1 commento
  1. vincenzo ariano
    vincenzo ariano dice:

    “Lampada ai miei passi è la Tua parola, luce sul mio cammino”.
    Possa questo tempo di fiduciosa attesa della venuta del Signore aprire i nostri occhi, per cogliere i segni della grazia nella concretezza della vita quotidiana, che è fatta di incontri, impegni e anche contrattempi e cambiamenti inaspettati di programma.
    Amen

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