Libertà

X Settimana T.O. –

L’apostolo Paolo non lascia dubbi: <Il Signore è lo Spirito e, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà> (2Cor 3, 17). Potremmo parafrasare questo testo paolino dicendo che il Signore è libertà e non si tira indietro davanti all’esigenza di andare oltre tutti i limiti persino quelli del buon senso o della consuetudine con una capacità di andare sempre più al cuore e all’essenza delle realtà: <Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio> (Mt 5, 22). Se i grandi mali cominciano sempre con piccole distrazioni e sottovalutazioni del bene, il cammino di una pienezza di relazione con i nostri fratelli passa sempre attraverso l’attenzione a quei piccoli semi di consapevolezza e d’amore che assicurano, nel tempo, il grande raccolto della misericordia. Il Signore Gesù ci esorta: <se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli> (Mt 5, 20).

Il Maestro non si accontenta di esortarci, ma si fa esempio di una capacità di lettura del reale che si fa sapiente e coraggiosa interpretazione delle Scritture. Superare non significa, nel linguaggio evangelico, mettere da parte, ma andare oltre come si fa percorrendo una strada o salendo una scala: per fare il passo seguente bisogna assicurare al meglio quello precedente per non cadere e farsi male o, peggio ancora, fare del male. Il nostro cuore è un laboratorio quotidiano di perdono poiché è proprio nella capacità di superare la cieca logica di una giustizia meccanica che ci rendiamo diafani alla presenza dello Spirito di Cristo in noi che si fa visibile e percepibile per quanti ci incontrano. In tal modo si compie in noi oltre che per noi la Scrittura: <E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore> (2Cor 3, 18).

Se siamo sinceri dobbiamo riconoscere come spesso il <Vangelo rimane velato> (4, 3) nella nostra vita di apprendisti discepoli ogni volta che facciamo fatica a credere nella necessità terapeutica di un perdono continuamente ricevuto e ridonato… sempre scambiato come il dono più prezioso e il più necessario alla vita e al suo incremento dentro di noi e attorno a noi: <Perciò, avendo questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata accordata, non ci perdiamo d’animo> (4, 1). Concretamente questa decisione per il perdono si esprime in una capacità di decisione senza rimando alcuno e che non ha bisogno di nessun confronto o approvazione esterne perché si consuma nell’intimità di un cuore esposto alle esigenze della misericordia: <Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono> (Mt 5, 23-24). In questo breve ma così intenso viaggio dall’altare al fratello e dal fratello all’altare si rivela il nostro grado di libertà per questo le parole che riprendiamo al salmo responsoriale possono diventare il grido della nostra supplica in questo giorno: <Donaci occhi, Signore, per vedere la tua gloria>!

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