Molto di più

XXIX settimana T.O. –

Le parole dell’apostolo Paolo sembrano aprire un orizzonte capace di dare ampiezza e grandezza al nostro cuore: <molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti> (Rm 5, 15). A motivo della rivelazione di Dio in Cristo Gesù, tutta la nostra vita è ormai sotto il segno di questo <molto di più> che crea le condizioni e ci ricorda le esigenze di essere in grado di vivere nello stesso dinamismo di dono e di offerta di sé. La parola che il Signore rivolge ai suoi discepoli non è vaga, ma riguarda esattamente questo atteggiamento necessario di disponibilità appassionata al <di più>. Per questo il Signore non esita ad esortare con forza: <Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simi a quelli che attendono il loro padrone quanto torna dalle nozze> (Lc 12, 35-36). Il fatto che il padrone stia tornando dalle nozze è come la garanzia che il suo sia un rientro segnato dalla gioia e dalla sovrabbondanza di dono che esige un atteggiamento simile da parte dei suoi servi: <E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro> (Lc 12, 38).

La divisa di servizio è un imperativo che rimanda ed evoca l’uscita dall’Egitto che fu per il Signore <una notta di veglia> (Es 12, 42) una sorta di turno di duro lavoro. Cosicché la nostra vigilanza non è che una risposta alla vigilanza di Dio che è sempre all’opera (cfr. Gv 5, 17) per realizzare la nostra liberazione e la nostra salvezza. Attendere il pieno compimento delle promesse non significa aspettare un tempo di ozio, ma di comunione creativa e laboriosa in Dio che segna e trasforma tutte le nostre relazioni umane. Il destino di gloria cui siamo chiamati è un atteggiamento autentico e forte di servizio che ci rende simili al nostro creatore e redentore: <in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli> (Lc 12, 37). Ci meraviglia questo padrone che torna dalla festa di nozze a cui i servi non sono stati invitati e che pure si mostra così contento per il fatto di essere atteso dai suoi servitori nella notte. Una gioia così grande che lo induce ad organizzare – come servo tra amici servi – una festa con loro che diventa una festa per loro.

Questo padrone torna nella notte eppure <bussa> (Lc 12, 36) perché non ha voglia di sorprendere ma di essere atteso e di essere accompagnato nel segreto della sua casa per continuare la sua intima festa: come e chi potrebbe dormire in una notte come questa, quelle delle nozze?! Riscoprire la nostra identità di servi che hanno un padrone capace di mettersi alla nostra tavola e persino di servirci alla sua tavola per poter condividere con noi la sua gioia… questa è la grande novità che cambia radicalmente e inaspettatamente tutta la nostra vita. La parabola che ritroviamo nella liturgia di oggi ci permette di capire meglio il messaggio che in un modo un po’ più complicato ci viene trasmesso dall’apostolo Paolo nella lettera ai Romani: <molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti> (Rm 5, 15).

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *