Completare
XXVIII settimana T.O. –
L’apostolo Paolo sembra fare fatica a mettere insieme l’annuncio della <salvezza di chiunque crede> (Rm 1, 16) con le imprescindibili esigenze della <giustizia di Dio> (1, 17) che ha anche il suo volto più oscuro: <l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia> (1, 18). Dobbiamo essere grati all’apostolo per il fatto di condividere con noi la fatica mai finita di tenere insieme l’annuncio, assolutamente gratuito ed universale, del dono della chiamata alla salvezza, e le esigenze di conversione e di rinnovamento della vita. Il salmo responsoriale ci aiuta a riprendere la strada dall’ammirazione, dalla gratitudine, dalla lode: <I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento> (Sal 18, 2). Lo dice l’apostolo con chiarezza: <Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute> (1, 20). Tra queste <opere da lui compiute> ci siamo anche noi, ciascuno di noi con la sua ricchezza e la sua povertà, con i nostri pregi e i nostri difetti.
Romano Penna sottolinea l’importanza capitale di questo riferimento alla giustizia e all’ira senza tacere che <Tuttavia questa nozione giocò un ruolo fatale nell’intera storia della teologia>. E continua dicendo: <Dagli sviluppi successivi apparirà il paradosso dell’alternativa: i destinatari hanno già in mente una certa precomprensione della giustizia di Dio, ma Paolo la sovvertirà per proporre una nuova. Diciamo subito fin d’ora che la precomprensione dei destinatari connette la giustizia di Dio con la Legge, mentre l’apostolo opererà tra i due concetti una scandalosa disgiunzione>1. Nel Vangelo possiamo ben notare la preoccupazione che il Signore Gesù ha di completare senza mai identificare fino a ridurre il mistero intimo della fedeltà a Dio con la semplice osservanza di una serie di adempimenti: <Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro , ed ecco, per voi tutto sarà puro> (Lc 11, 41).
L’evangelista Luca ci fa cogliere un sentimento che attraversa il cuore di chi ha invitato il Signore Gesù nella sua casa: <si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima di pranzo> (11, 38). La meraviglia di questo pio fariseo si scontra con la meraviglia del Signore Gesù che mal sopporta quella cecità propria della devozione che si fa, troppo facilmente, giudizio malevolo sulla vita e le scelte degli altri. Per quanto accogliamo con gioia la sfida liberante del Vangelo, come fece il fariseo Paolo che donò la sua intera vita alla causa della libertà del Vangelo, dobbiamo pure riconoscere che non mai facile né scontato modulare e incarnare l’equilibrio necessario tra la libertà del cuore e la generosità della discepolanza. Questa non dovrebbe mai cedere alla trappola del comodo o, peggio ancora, dell’ipocrisia della libertà che non sarebbe altro che l’altra faccia della medaglia dell’ipocrisia della devozione. La sfida è completare senza mai accontentarsi di onorare solo una parte del nostro dovere di essere all’altezza della nostra dignità umana che dà gloria a Dio.
1. R. PENNA, Lettera ai Romani, EDB 2010, pp. 63-64.
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