Attendere… il Tu
I Domenica d’Avvento –
Il profeta Isaia che diventerà una presenza particolarmente cara nella nostra vita lungo tutto questo nuovo tempo di Avvento dà il tono alla nostra attesa e, in certo modo, ce ne svela l’essenziale: <Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore> (Is 63, 16). Leggiamo con calma la prima lettura di questa domenica, che ci introduce in un nuovo anno liturgico, e scopriremo non certo senza uno stupore quasi commovente che – per ben sette volte – compare il pronome personale <tu> fino a dire quasi come atto di consegna e di assoluta fiducia: <noi siamo argilla e tu colui che ci plasma> (64, 7). Al cuore della profezia di Isaia risuona un’espressione capace di condensare tutto il mistero dell’incarnazione cui l’Avvento vuole preparare il nostro cuore di discepoli: <tu scendesti> (64, 2). Ciò che siamo chiamati a gustare, ancora una volta, attraverso i giorni di questo breve ma così intenso tempo liturgico, è proprio l’immensa meraviglia davanti al mistero di un Dio che non ha paura di scendere fino a mettersi al nostro livello. Un amore così grande da farsi non solo riconoscere come <padre>, ma a cui – con infinità libertà e nella più dolce intimità – possiamo dare del <tu>!
Potremmo dire lasciandoci conquistare e ammaestrare dalle parole del profeta che il mistero del Natale è esattamente questo grande dono di poter sentire la presenza di Dio nella nostra vita di uomini e donne che camminano attraverso il tempo non come qualcosa di minaccioso, ma di profondamente consolante. Per aprire il nostro cuore alla fiducia e alla confidenza il Padre, nella pienezza dei tempi che corrisponde al quotidiano vissuto con attenzione e vigilanza, ha non solo mandato il suo Figlio amato. Questo Figlio lo ha mandato nella forma più comprensibile al nostro cuore talora duro: quello di un bambino inerme che ha bisogno di essere accolto per poterci finalmente e interamente accogliere. Allora l’esortazione che nel Vangelo risuona verso la fine del ministero del Signore e nell’imminenza della sua Passione se vale alla fine non può che valere pure all’inizio: <Fate attenzione> (Mc 13, 33). È esattamente quello che si chiede ad un visitatore inatteso quando entra in una casa dove dorme un bambino piccolo: lo si invita a fare attenzione al suo riposo che è indispensabile alla sana crescita.
Ma il Signore Gesù non si limita a questo e ancora ci esorta: <fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati> (13, 36). Non si tratta solo di essere attenti, ma pure di essere operosi perché al suo risveglio il bambino ci trovi pronti a nutrirlo, ad accudirlo e persino a giocare… in una parola a dare la precedenza a chi – piccolo – non può imporsi, ma solo sperare nella bontà e nella sensibilità di chi è più grande. Dovunque volgiamo lo sguardo vediamo in questi giorni luminarie e presepi che impongono quasi violentemente la realtà del Natale. Come credenti siamo chiamati a vigilare perché il mistero dell’Incarnazione non sia svuotato e quasi reso inutile dalle feste del Natale. Non è certo facile, ma la parola dell’apostolo può aiutarci ad avere una sorta di bussola per non perdere la giusta direzione del cammino di questo tempo: <Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo> (1Cor 1, 9). Giorno dopo giorno, possiamo esaminarci su quanto riusciamo a crescere nel dare del <Tu> a Dio imparando a riconoscere il <tu> di ogni fratello e sorella che incontriamo sulla nostra strada e che ha bisogno di essere riconosciuto e accolto. Forse la più bella scoperta rischia di essere quella di apprezzare meglio il dono di essere – per Dio e per gli altri – un amabile <tu> a nostra volta. In tal modo sarà veramente nostra l’invocazione del profeta: <Se tua squarciassi i cieli e scendessi!> (Is 63, 19). Vieni Signore Gesù!