Chi passa?

XXI Domenica T.O.

Potremmo riformulare la domanda che questo tale – di passaggio – pone al Signore Gesù trasformandola in una domanda scolastica. È come se uno studente chiedesse: <Chi passa questo esame?>. Normalmente una domanda di questo tipo è un tentativo per esorcizzare la paura di non essere in grado di superarlo! Continuando ad immaginare, potremmo ipotizzare come risposta la seguente: <Ma lo superano tutti con quel professore!>. Se la paura, di fronte a questa risposta, di certo diminuirebbe, verrebbe meno anche la stima per se stessi, in quanto si penserebbe di aver superato un esame che passano tutti senza troppa fatica. Non basta passare l’esame! Se l’esame non è una vera prova, sarà poi la vita a bocciare. Se invece l’esame è un’iniziazione, una <porta> per la vita professionale, allora sarà molto diverso tanto da essere fieri non solo di averlo passato, ma soprattutto di averlo patito. Al Signore Gesù non interessa minimamente fare della contabilità escatologica!

Ciò che sta a cuore al nostro Maestro e Signore è di rivelarci come entrare e rimanere nella logica del Regno. Il riferimento alla <porta stretta> (Lc 13, 24) non è per scoraggiare, bensì per rammentare che il Regno, se è un dono di Dio offerto e… offerto a tutti, nondimeno esige che sia conquistato da ognuno, e non a forza di assalti e brecce, ma con la forza del desiderio e della passione, atteggiamenti interiori che esigono anche una buona dose di lavoro e di investimento personale. Insomma, il regno di Dio non è una questione di privilegi né tantomeno è una questione di fortune, ma è – piuttosto – una realtà che ci appartiene così profondamente da possederci altrettanto intimamente. La Lettera agli Ebrei non esita a dissipare ogni possibile equivoco: <Figlio mio non disprezza la correzione del Signore e non ti perdere d’animo> (Eb 12, 5).

Una volta si insisteva molto sui <pochi> (Lc 13, 23) che si sarebbero salvati, oggi invece insistiamo ancora di più sul fatto che tutti siamo salvati. Nell’uno e nell’altro caso l’intento è pedagogico: animare e sostenere il desiderio di entrare e di gioire insieme nella vita del Regno di Dio. Il Regno di Dio è offerto a tutti come casa spaziosa e accogliente tanto che sarebbe veramente un peccato se rimanesse vuota per mancanza di interesse e di desiderio da parte di molti a prendere posto al banchetto del regno… possibilmente di tutti. La prima lettura ci ricorda che il desiderio di ognuno si fa invito per tutti e per ciascuno: <Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme> (Is 66, 20). La seconda lettura ci rammenta che nulla di prezioso e di valido può essere ottenuto senza esercizio, senza passione e senza correzione. È come se uno pagasse delle lezioni private di latino o di pianoforte o di basket chiedendo all’insegnante o all’allenatore di non correggerlo nei suoi difetti, ma solo di blandirlo… Forse con il Regno di Dio siamo un po’ così ed è per questo che talora ci sentiamo così fuori dai suoi recinti. Il motivo è dato dal fatto che non siamo entrati nella sua logica. Il primo passo allora è quello di snellire la nostra boria di voler essere migliori degli altri. La preghiera comporta quella cardioterapia che dilata in noi la disponibilità a non avere bisogno di escludere nessuno per sentirci un po’ esclusivi.

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