L’ABBAZIA COME REALTA’ MONASTICA

Si corre il rischio di vedere nell’abbazia di Novalesa un monumento morto, un insieme di pietre e di affreschi, traccia interessante di una cultura e di un potere di epoche lontane. Ciò verrebbe a falsificare sostanzialmente la realtà storica, dimenticandone l’aspetto essenziale. La Novalesa è stata, infatti per secoli – e lo è anche oggi e lo sarà domani – un monastero, cioè un luogo dove alcuni uomini vivono insieme per un ideale religioso. Più concretamente, dei cristiani lungo i secoli si sono qui avvicendati perché spinti unicamente dall’amore per Dio, desiderosi di seguire la dottrina e l’esempio di Cristo attraverso la povertà, la castità e l’obbedienza, in un quotidiano fatto di preghiera, di lavoro e di contatto con la Sacra Scrittura. Le altre opere compiute dai monaci – come la trascrizione dei codici, la creazione di opere d’arte, l’evangelizzazione del popolo, le bonifiche agrarie, l’assistenza ai pellegrini – ne sono espressioni occasionali, in ogni modo accessorie. L’abbazia è, quindi, una piccola società di uomini che, con le loro debolezze e doti umane desiderano vivere il Vangelo, “nulla anteponendo all’amore di Cristo”(Regola di S. Benedetto, cap. 4).