Il tuo nome è Cammino, alleluia!

IV Settimana di Pasqua –

Questa quarta settimana di Pasqua, quando il cammino verso la Pentecoste è già a metà, è contrassegnata da una particolare compagnia che è quella del pastore, bello, buono e vero. Il bel Pastore si fa guida verso la pienezza non solo della gioia pasquale, ma della stessa nostra esistenza sempre più vissuta vicina a Cristo Signore. Gesù parla di se stesso attraverso una <similitudine> e sembra che coloro che l’ascoltano – stranamente – <non capirono di che cosa parlava loro> (Gv 10, 6). Questa incomprensione induce il Signore a riprendere il discorso e a ribadire la stessa cosa attraverso l’uso di un’altra immagine: <In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore> (10, 7). L’immagine della porta evoca sempre la necessità e la possibilità di passare da fuori a dentro e viceversa e non fa che rafforzare quella caratteristica del pastore appena evocata: <E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti ad esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce> (10, 4). Come spiega un pastore del popolo di Dio, Gregorio Magno: <La conoscenza precede sempre l’amore della verità. Domandatevi, fratelli carissimi, se siete pecore del Signore, se lo conoscete, se conoscete il lume della verità. Parlo non solo della conoscenza della fede, ma anche quella dell’amore; non solo del credere, ma anche dell’operare. […] Ravviviamo, fratelli, il nostro spirito. S’infervori la fede in ciò che ha creduto. I nostri desideri s’infiammino per i beni superni. In tal modo amare sarà già un camminare>1.

Questa espressione gregoriana <amare sarà già un camminare> è ciò che Pietro, sempre più docile alla grazia della Spirito che anima e guida il cammino della Chiesa, impara a mettere sempre più in pratica assumendolo come un criterio di discernimento pastorale e spirituale la cui importanza è non solo sempre utile, ma anche sempre attuale. Per giustificarsi davanti a quanti lo <rimproveravano> (At 11, 2) per essere entrato nella casa di Cornelio, Pietro dice con tutta semplicità che <Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitazione> (11, 12). Inoltre, l’apostolo condivide non solo la sua esperienza esteriore, ma pure le sue intuizioni più profonde e il suo lavorio interiore per cercare di discernere i nuovi cammini aperti dal Signore alla sua Chiesa: <Mi ricordai allora di quella parola del Signore…> (11, 16). Ciò che forse stentavano a capire quanti ascoltavano la similitudine raccontata dal Signore e facevano fatica ad accettare i primi cristiani provenienti dal giudaismo, era la preoccupazione del pastore ad educare le sue pecore a non temere, anzi a godere, della possibilità di mettersi in cammino alla scoperta di nuovi pascoli e di sempre più chiare e fresche sorgenti. Anche oggi come discepoli e come Chiesa siamo spinti <fuori> (Gv 10, 4) dal chiuso dei nostri recinti poiché <Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano> (10, 9)


1. GREGORIO MAGNO, Omelie sui Vangeli, 14.

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