Il tuo nome è Piano, alleluia!

II settimana di Pasqua

Le parole del saggio Gamaliele gettano una luce completamente diversa sul modo con cui i membri del Sinedrio si ostinano a valutare e a giudicare la testimonianza degli apostoli. La saggezza di questo rabbi apre loro gli occhi sull’irrompente realtà della risurrezione del Messia crocifisso, realtà che si rivela capace di rimettere in piede la speranza di molti, tanto da essere –  ormai – una realtà inconfutabile, per quanto possa essere avvertita  fastidiosa. La comparsa in scena di Gamaliele è particolarmente solenne forse anche per quel senso di venerazione che Paolo ha trasmesso a Luca per questo suo insigne maestro: <si alzò nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della Legge, stimato da tutto il popolo> (At 5, 34). Forse da questo insigne maestro tutti si sarebbero aspettati il suggerimento di una strategia precisa al fine di rendere immune il morbo che sembrava infettare l’organismo della fede. L’atteggiamento di Gamaliele è – invece – completamente diverso: <Se infatti questo piano o quest’opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta; ma se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli> (5, 38).

Quella proposta da Gamaliele non è semplicemente una strategia, è qualcosa di molto più profondo. Si tratta di un avvertimento che tocca esattamente ciò che i membri del sinedrio dicono di voler difendere: il rapporto con Dio e la gloria del suo nome. Ebbene, Gamaliele con coraggio e lucidità spirituale mette in guardia dal pericolo più grande che possa incombere su quanti, in ogni modo, cercano di essere graditi a Dio: <Non vi accada di trovarvi a combattere addirittura contro Dio!>. In questo contesto – e quasi per scampare a questo pericolo di trovarsi a combattere contro Dio pensando di difenderne l’onore e la gloria – la Liturgia ci fa cominciare la lettura del capitolo sesto di Giovanni1 con questa nota: <Gesù passò dall’altra riva del mare… e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi> (Gv 6, 1-2).

Quanto Gamaliele ritiene debba essere tenuto presente come una probabilità – che cioè l’evento di Gesù sia il segno di un <piano> divino – viene rivelato nel testo evangelico il quale ci offre una chiave per discernere cosa viene da Dio e cosa, invece, non ha niente a che fare con il cuore dell’Altissimo. Per questo ci è chiesto di entrare attivamente, e in prima persona, nella dinamica evangelica per collaborare, con la nostra vita, alla realizzazione di questo piano. La domanda che il Signore Gesù pone provocatoriamente a Filippo accompagna ancora oggi il cammino della Chiesa e di ciascun discepolo: <Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?>. E Giovanni sembra fare l’occhiolino al lettore: <Diceva così per metterlo alla prova; egli, infatti, sapeva quello che stava per compiere> (6, 5-6). A questa domanda c’è una sola risposta possibile ed è quella del <ragazzo> (6, 9) chiamato in causa da Andrea, il quale accetta così naturalmente di condividere il “piano” che Gesù ha già in mente, da esserne parte irrinunciabile! Ancora una volta, i discepoli ci arriveranno dopo.


1. Fratel MichaelDavide, Il pane che dà vita, Qiqajon 2012.

1 commento
  1. Marielle
    Marielle dice:

    …dov’è passato la chiave per aprire la porta per ” discernere cosa viene da Dio ” ?
    Sembra che l’umanità l’ha persa ! Se la ritroviamo, corriamo veloce per portarla ai capi delle Nazioni, chiusi nel buio…!

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