Salvaci!
XIII Settimana T.O. –
I due testi della Liturgia ci offrono – in grande e in piccolo – la descrizione di due situazioni assai difficili, ma ci mettono di fronte a modi diversi di reagire. Davanti allo <sconvolgimento> (Mt 8, 24) che sballotta la barca dei discepoli, la reazione di questi ultimi è immediata e semplice: <Salvaci, Signore siamo perduti!> (8, 25). Stranamente nulla di tutto ciò avviene nelle <città della valle> (Gen 19, 29). Quando <il Signore fece piovere dal cielo sopra Sodoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco> e <Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo> (19, 23-24) nessuna preghiera sembra levarsi verso il cielo poiché la catastrofe, non solo coglie impreparati, ma persino così distratti da non rendersi affatto conto di ciò che sta avvenendo. Invece, la preghiera accorata di Abramo, che aveva avuto il coraggio di contrattare a lungo con Dio senza raggiungere un chiaro accordo, viene esaudita. Sembra che l’Altissimo non abbia trovato neppure quei <dieci giusti> su cui il dialogo con Abramo sembrava essersi arenato, nondimeno gli angeli <fecero premura a Lot> (19, 15) che viene invitato a salvarsi dall’imminente catastrofe con tutta la sua famiglia.
La risposta del Signore Gesù, che sembra avere gli occhi ancora assonnati ma il cuore vigile, ci richiede una risposta che nemmeno i discepoli seppero dare: <Perché avete paura, gente di poca fede?> (Mt 8, 26). Mentre gli apostoli si sbracciano angosciati per non affondare, il Signore Gesù invece di correre subito ai ripari prima li interroga, svelando così il motivo della minaccia di affondamento che è la paura che crea <sconvolgimento>. Del Signore Gesù si dice che <dormiva> (8, 24)! In un antico testo troviamo questa spiegazione: <Dormiva perché voleva rendere i suoi apostoli attenti e vigili. Sforziamoci di vegliare sempre, di esultare nel Signore e di chiedere a Lui la grazia della salvezza con forti grida. Colui che si è abbandonato al sonno e colui che ha detto: “Io dormo, ma il mio cuore veglia” (Ct 5, 2>[1].
Lo <sconvolgimento> sul lago è profezia di quello che, secondo il Vangelo di Matteo, accompagnerà la risurrezione del Signore e che lascerà i soldati uguali a se stessi proprio come gli abitanti di Sodoma e Gomorra che vivono la catastrofe senza viverla, ma morendoci dentro. Vi è una nota che accomuna nell’apparente contrasto Gesù e Abramo. Quest’ultimo <andò di buon mattino al luogo dove si era fermato alla presenza del Signore; contemplò dall’alto Sodoma e Gomorra> (Gen 19, 27-28). Sembra che Abramo abbia passato la notte in bianco avendo intuito la distruzione imminente e ripete lo stesso gesto di contemplazione che era stato già dell’Altissimo che è un modo di partecipare, di sperare e, infine, di accettare. Il sonno placido del Signore non è così diverso dalla premura mattiniera di Abramo: si tratta di accompagnare la storia lasciando che le cose avvengano e i cuori si rivelino soprattutto che si manifesti la <poca fede> (Mt 8, 26) perché possa crescere.
1. PSEUDO-ORIGENE, Omelie, 54.
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