Marta e… Giona

XXVII settimana T.O. –

Al cuore della prima lettura vi è una sorta di perla evangelica che può dare al nostro cuore di creature sempre alle prese con le nostre povertà e con le nostre paure una grande speranza: <e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece> (Gn 3, 10). Il libretto di Giona è per noi una sorta di continuo incoraggiamento alla speranza. La speranza è sempre legata alla fiducia nel fatto che la vita non è semplicemente legata a leggi inesorabili che ci sovrastano in modo necessario e meccanico, ma sono il frutto dell’esercizio di una libertà capace di osare sempre il cambiamento. Il fatto che l’Altissimo sia capace di cambiare e di favorire il nostro cambiamento è veramente una bella notizia. La lettura di un testo caro come quello del passaggio di Gesù nella casa di Betania, ci fa comprendere come la conversione non è solo necessaria a <Ninive> (3, 3), ma è sempre doverosa anche in ogni nostro piccolo <villaggio> (Lc 10, 38). Per molti aspetti Giona e Marta si assomigliano; per molti aspetti – a ben guardare nel nostro cuore – ciascuno di noi rischia di assomigliare forse più di quanto desidererebbe a Marta e a Giona.

Sia Giona che Marta sembrano partire dal presupposto di sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa vada fatto e cosa, invece, vada evitato. Danno così l’impressione che per loro sia anche chiaro il modo in cui tutto debba essere fatto perché ogni cosa sia al suo posto e sia fatto nel modo adeguato. Come Giona ha le sue idee sugli abitanti di Ninive, così Marta ha la sua idea – chiara e nitida – su come si dovrebbe accogliere il Signore tanto da non avere nessun pudore nel disturbare l’incanto dell’incontro di Maria con Gesù: <non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti> (10, 40). Marta non ha nessun dubbio sul fatto di avere ragione e di conoscere il modo giusto di comportarsi. Proprio come Giona non aveva molti dubbi su quella che sarebbe stata la reazione degli abitanti di Ninive alla sua predicazione. Eppure, non sempre le cose vanno come noi pensiamo e come abbiamo programmato e immaginato. 

Infatti, contrariamente alle attese di Giona, <i cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono in digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli> (Gio 3, 5). Per quanto riguarda Maria, la reazione del Signore Gesù non lascia scampo: <Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta> (Lc 10, 41-42). Dopo la parabola del buon samaritano e l’invito ad esercitare una compassione fattiva e concreta, sembra che il Signore Gesù ci voglia rivelare il luogo dove possiamo e dobbiamo imparare questa necessaria compassione: <seduta ai piedi del Signore> (10, 39)!

In una parola potremmo dire che se la prima lettura ci parla della necessità della conversione dei pagani, il Vangelo ci ricorda che la conversione è una necessità continua della vita e, talora, è persino più difficile per i “santi” immaginare fino ad acconsentire alla conversione tanto da imitare il re pagano di Ninive il quale si <mise a sedere sulla cenere> (Gio 3, 6). Non è mica vero che stare seduti sia automaticamente sinonimo di riposo e che agitarsi in mille cose sia, sempre, il segno di una grande compassione e di una grande attenzione. Bisogna essere prudenti nelle nostre valutazioni e sensibili al modo di fare e di sentire degli altri senza accontentarsi di essere sospettosi.

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