Curriculum

S. Mattia apostolo –

Le memoria dell’elezione di Mattia e della sua associazione <agli undici apostoli> (At 1, 26) è un momento delicato ed emblematico della vita della prima comunità cristiana che diventa paradigmatico per ogni comunità di tutti i tempi e in tutti i luoghi. Non viene presentato un curriculum vitae per essere resi partecipi del gruppo degli apostoli, né, tantomeno, si fa una campagna elettorale cercando di valutare i pregi e i difetti di ciascuno dei candidati cadendo nella trappola di creare e pregi e difetti perché le cose vadano a proprio vantaggio. Il metodo della scelta è quello della proposizione e dell’affidamento attraverso la preghiera: <Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due hai scelto> (1, 24). Non so tratta di scegliere tra uno che è più adatto e un altro che lo sia meno. Sia Giuseppe che Mattia sono degni di stima e fiducia, ma ogni ministero è anche un mistero legato a fattori che talora ci sfuggono e per questo è necessario confidare molto sulla preghiera e sull’abbandono piuttosto che sul calcolo e meno ancora sulle preferenze personali le cui ragioni non sono mai assolutamente pure da convenienze o, semplicemente, bisogno di escludere qualcuno.

Dopo la preghiera e la scelta attraverso la sorte, non ci sono commenti né tantomeno applausi o recriminazione… semplicemente ciascuno prende il suo posto e cerca di fare al meglio la propria parte con serenità. Essere scelti, infatti, esige che poi si divenga capaci di scegliere e di perseverare nell’essere <testimone, insieme a noi, della sua risurrezione> (1, 22). Nella tradizione ebraica il numero è importante tanto da essere necessario perché si possa pregare in sinagoga. È questo un modo per assicurare che la comunità non sia il frutto di un accordo umano, ma il segno dell’accoglienza di una parola che viene da Dio e dirige il cammino di ciascuno secondo il comandamento del Signore: <che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi> (Gv 15, 12). Essere testimoni della risurrezione esige una capacità di condivisione e di amore che sono la vera prova che il Signore è veramente risorto. Non si tratta di un’evidenza da sbattere in faccia a chichessia, ma è un <ministero e apostolato> (At 1, 25) il cui fondamento è in una relazione con Dio vissuta in fraternità e nel legame di una comunione operosa: <Rimanete nel mio amore> (Gv 15, 9).

Come ricorda Gregorio Magno parlando della carità potremmo dire la stessa cosa per parlare della testimonianza: <In effetti, come i molti rami di un albero provengono da una sola radice, così le molteplici virtù sono originate dalla stessa carità. Cosicché il ramo delle opere buone non può che germogliare sulla radice della carità. In effetti i comandamenti del Signore sono molteplici e unico: molteplici per la diversità delle opere, uno per la radice dell’amore>1


1. GREGORIO MAGNO, Omelie sui Vangeli, 27, 1.

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