Il tuo nome è Carro, alleluia!
III Settimana di Pasqua –
La parola del Signore rivolta alla folla che ha appena sfamata, è la chiave per entrare nella comprensione profonda di quanto avviene su quella strada che <va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza> (At 8, 26). Quella strada è caratterizzata da una nota inconfondibile: <è deserta>! Nel Vangelo, il Signore Gesù ci ricorda quello che può essere considerato una sorta di principio fondamentale della nostra relazione con Dio: <Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno> (Gv 6, 44). Come il Signore Gesù ha nutrito la folla e l’ha resa capace non solo di mangiare, ma anche di parlare e di interagire, così Filippo è invitato dal Signore a farsi carico di questo eunuco che sembra specchiarsi nel servo sofferente di cui si parla nel racconto che sta leggendo mentre torna a casa. Il primo passo necessario perché l’eunuco possa ricevere consolazione e conforto è legato alla disponibilità di Filippo di farsi mediazione di salvezza: <Va’ avanti e accostati a quel carro> (At 8, 29).
L’evangelizzazione, nel senso più pieno del termine, di questo funzionario regale comincia, ancora una volta, con un primo passo che viene fatto da Filippo su ispirazione dello Spirito. Si tratta di prevenire i fratelli che camminano sulle strade della vita tanto da diventare, prima di tutto, loro compagni di viaggio e, solo dopo, persino loro guide. Così la domanda posta da Filippo rende possibile un’altra domanda che viene avanzata dall’eunuco: <E come potrei capire se nessuno mi guida?> (At 8, 31). Il testo degli Atti ci dice che <Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù> (8, 35). Si potrebbe dire che non è possibile annunciare il mistero di Gesù – e condividere la liberazione che ci viene dal suo Vangelo – se non si è capaci di prendere spunto dalla vita e, in particolare, se non si sa partire dalla sofferenza reale che attraversa il vissuto di ciascuno.
Il <carro> su cui Filippo deve salire è, certamente, la vita di questo funzionario regale che però è – prima di tutto – un <eunuco> conquistato da un passo del profeta il quale, non certo per caso, parla di <umiliazione> (8, 33). Solo quando la sofferenza sarà stata assunta e redenta nel mistero di Cristo Signore, allora si potrà <fermare il carro> (8, 38) e scendere insieme nell’acqua per vivere l’esperienza del battesimo. E’ questo il modo per salire – ormai – sull’unico carro che può condurre verso gli spazi più ampi della vita, quella vita e che è lo stesso mistero di Cristo. Egli è <il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia> (Gv 6, 50) e possa risalire verso un di più di vita… come una pianta <recisa dalla terra> (At 8, 13) che, al primo sole – e dopo le prime piogge – non solo germina di nuovo, ma è persino più forte e più bella. Vi è pure un’altra domanda che rimane aperta e che apre la generosa condivisione del dono della salvezza e della vita: <che cosa impedisce che io sia battezzato?> (8, 37). La questione si porrà altre due volte (At 10, 47; 11, 17) a motivo della circoncisione, ritenuta essenziale per entrare nella vita del popolo di Dio. La parola profetica continua a far sognare e a far camminare: <E tutti saranno istruiti da Dio> (Gv 6, 45). Sul carro regale di Cristo Risorto che è il talamo della sua croce… c’è posto per tutti… per tutto!
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