Il tuo nome è Uscire, alleluia!
II Settimana di Pasqua –
Nel parlare comune quando vogliamo indicare fine di una pensa diciamo che una persona è uscita dal carcere! La liturgia della Parola si apre con questa immagine riguardante gli apostoli: <Ma durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: “Andare e proclamate…”> (At 5, 19). La vita della Chiesa, la testimonianza dei discepoli del Risorto è costantemente in “uscita” e non c’è nessun tipo di impedimento che possa imprigionare la libertà che viene dal Vangelo e la necessità che l’annuncio di salvezza venga donato a tutti. Eppure, non bisogna dimenticare che ogni movimento di uscita dei discepoli radica nel mistero stesso di Cristo Signore che di sé ha questa chiara consapevolezza: <Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna> (Gv 3, 16). Questo dono si offre come la <luce> (3, 21) con una naturalezza e dolcezza che non ha nulla di costrittivo e di impositivo. La figura di Nicodemo che <di notte> è andato a trovare il Signore diventa per noi uno specchio per fare il punto del nostro cammino di rinascita nelle acque battesimali del Vangelo. In queste acque, ogni giorno, siamo invitati a immergere la nostra vita per conformarla a quella di Cristo Signore che sembra voler ricordare quanto sia completamente nuovo il modo di intendere la propria relazione con l’Altissimo: <Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui> (3, 17).
La parola della croce e della risurrezione del Signore Gesù scardina quel sistema di cui Nicodemo fa parte e da cui sente il profondo bisogno di uscire per respirare a pieni polmoni l’esperienza della grazia. Possiamo ben comprendere l’irritazione del <sommo sacerdote con tutti quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di gelosia> (At 5, 17) che cercano in tutti i modi di imprigionare gli apostoli per non essere costretti a fare un cammino di conversione nel senso di una libertà da condividere con tutti. Per i notabili del popolo non è sopportabile tanta libertà, tanta speranza… in una parola: così tanta vita: <Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo> (5, 25).
Non è raro che imprigioniamo la Parola oppure accettiamo, per paura o per superficialità, che essa non sia sufficientemente libera. Ogni giorno siamo chiamati a uscire dalle prigioni delle nostre paure e dei nostri comodi per liberare la Parola e permetterle di compiere la sua corsa liberatrice a favore di tutti. Il mistero della Pasqua è un mistero quotidiano in cui siamo chiamati a compiere l’esodo dal nostro Egitto interiore alla libertà e bellezza del Tempio di Dio in cui possiamo e vogliamo annunciare la sua Parola di libertà e di gioia. L’unico <giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce> (Gv 3, 19).
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