Immersa

Santa Caterina da Siena

La vita di Caterina da Siena così legata alle alterne e, talora, così inquiete vicende del suo tempo è immersa – continuamente e quietamente – nella stessa vita di Dio. Sin da giovane, il sogno di Caterina fu quello di farsi una <piccola cella interiore nel suo cuore>. Proprio per la sua continua cura dell’interiorità, questa donna assomiglia così tanto a quei <piccoli vasi> (Mt 25, 4) di cui sono provviste le vergini sapienti. Si potrebbe dire che Caterina è un piccolo vaso che ha saputo raccogliere, custodire e distribuire l’olio dello Spirito di Cristo. Proprio a partire da questa capacità di interiorità si spiega e si dispiega tutto l’agire e l’intervenire così risoluto e deciso di Caterina, la quale non teme di rivolgersi al papa con un’autorevolezza magnifica. In un’epoca come la nostra in cui siamo tentati di cedere o all’eccessivo attivismo oppure ad un comodo quietismo, Caterina ci indica la strada maestra dell’immersione contemplativa nel mistero di Dio che <è luce e in lui non ci sono tenebre> (1Gv 1, 5).

Da questa serena e vitale immersione nasce ogni azione che ha come fonte e fine niente altro se non la vera <comunione con lui> (1, 6). Solo questa profonda comunione cercata e coltivata permette di trovarsi all’interno e non all’esterno della vita stessa di Dio. Il vangelo ci fa sentire con un certo timore il rumore che attraversa i cuori quando <la porta fu chiusa> (Mt 25, 10). In quel momento è necessario ed è bello trovarsi dentro e mai fuori per dedicarsi alla conversazione interiore che crea le condizioni della personale conversione. Solo una conversione profonda può essere la premessa più sicura e promettente di ogni cambiamento e miglioramento esteriore. Quando – ventenne – Caterina ricevette l’anello invisibile che la rendeva sposa di Cristo pensò che questo dovesse comportare una maggiore separazione, mentre il Signore le fece intendere che voleva stringerla a sé <mediante la carità del prossimo>, cioè mediante la mistica della contemplazione come fonte di un dinamico amore sempre più audace. Come spiega Giovanni Paolo II: <L’impulso del maestro divino svelò in lei come un’umanità di accrescimento>1.

Possiamo chiedere alla patrona d’Italia e copatrona della nostra vecchia giovane Europa, proprio il dono di un accrescimento di umanità attraverso l’amore di Cristo e dei fratelli. Che non ci capiti, proprio per mancanza di umanità, di sentirci dire dall’interno della casa in festa per la ritrovata intimità con lo Sposo: <In verità vi dico: non vi conosco> (Mt 25, 12). E nel medesimo capitolo del vangelo di Matteo la conoscenza di Cristo come Signore della nostra vita è legata alla capacità – quasi irriflessa – di riconoscerlo e di servirlo nei <fratelli più piccoli> (25, 45). Per questo un’altra cosa possiamo chiedere per il nostro Paese e per i popoli della nostra Europa: avere occhi e cuore per quei <fratelli più piccoli> che bussano alla porta delle nostre nazioni per condividere la nostra vita e per crescere con noi verso un accrescimento di umanità. Sapremo così accogliere chiunque portando in mano e nel cuore quel ramoscello di ulivo con cui Caterina sfidò gli odi e le chiusure del suo tempo non escluse quelle della Chiesa dei suoi giorni. Non ci resta che invocare dal profondo del nostro cuore: Santa Caterina prega per noi!


1. GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica per il VI° centenario del transito di santa Caterina da Siena, 29 aprile 1980.

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