Posseduti
X Settimana T.O. –
L’apostolo Paolo sembra levare un grido che è in grado di raggiungere, fino a toccare e scuotere ancora, il nostro cuore: <l’amore del Cristo ci possiede> (2Cor 5, 14). Questa splendida affermazione potrebbe diventare un’esigentissima domanda: <L’amore di Cristo ci possiede?>. Quando si pensa alla “possessione” si pensa quasi automaticamente, e talora in modo alquanto malato, a qualcosa che ha a che fare con le forze che si oppongono – dentro e fuori di noi – ai dinamismi della grazia. Paolo ci ricorda che vi è la possibilità di lasciarsi possedere dall’amore del Cristo, un amore che diventa il luogo di genesi di ogni altro amore necessario alla bellezza della nostra vita come pure della vita degli altri. La parola tagliente del Signore Gesù getta ancora più luce sull’affermazione paolina: <Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno> (Mt 5, 37). In questo detto infuocato del Signore con cui rischiamo di scottarci ogni giorno l’anima, è racchiuso un criterio di discernimento assolutamente necessario: <il di più viene dal Maligno>.
Ciò significa che tutto ciò che è ispirato nel nostro cuore dalla grazia di Dio, porta il segno dell’essenzialità, della discrezione e del basso profilo. Sono questi atteggiamenti che si basano sulla coscienza calma della propria realtà segnata dalla bellezza di un limite da accogliere ogni giorno: <Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello> (5, 36). Non avere bisogno di fare giuramenti significa dare alla propria parola un peso che nasce dal cuore e dalla responsabilità nel portare le conseguenze di quanto viene proferito dalla bocca. Appoggiarsi sull’autorità del <cielo> e della <terra>, di <Gerusalemme> e perfino sulla propria <testa> (5, 34-35), per il Signore Gesù sono tutte formule apparentemente solenni, che evidenziano, in realtà, un vuoto profondo che non sarebbe degno di fiducia. Il Signore ci invita ad usare la parola come luogo di impegno assumendo la stessa attitudine divina che, con la sua parola franca, crea e continuamente ricrea nella sua misericordia e nel suo perdono.
Se entriamo in questo respiro, intriso di una semplicità disarmante, ci troveremo nello stesso dinamismo che anima il continuo movimento delle maree della creazione e della redenzione. Allora, per usare una delle più belle immagini paoline, non guarderemo più la realtà alla <maniera umana> (2Cor 5, 16), ma con la stessa fiducia e lo stesso coinvolgimento che sono di Dio. Per questo, ad ognuno è richiesta un’esigente disciplina della parola, la stessa che nasce da un profondo ordine del cuore. La reciproca lealtà e il richiamo umile al fondamento della Parola, non hanno bisogno di altre garanzie se non quelle che vengono da un amore autentico. Come annotava nel suo Diario, Etty Hillesum: <ogni giorno abbiamo il compito di cercare e di trovare due parole essenziali capaci di dire l’essenziale della vita che è sempre come una pausa tra due parole, tra due amorevoli silenzi>.
…usare la parola come un respiro silenzioso del cuore :
ispirazione: ” Signore Gesù Cristo” – espirazione: ” Abbi pietà di noi”…
per entrare nel ” continuo movimento delle maree della creazione e della redenzione “…che bella preghiera divina !