Convertire… in liberi

V settimana T.Q.

La parola del Signore Gesù esprime una condizione ineludibile: <Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli> e aggiunge come conseguenza quasi naturale: <conoscerete la verità e la verità vi farà liberi> (Gv 8, 31-32). Mentre i giorni della Quaresima si assottigliano e la luce pasquale sembra già accendere l’orizzonte come un giorno che chiede di essere accolto e goduto, la Liturgia ci mette di fronte al <fuoco della fornace> (Dn 3, 19) fatta attizzare dal re Nabucodonosor. L’idea del tiranno è di bruciare definitivamente la sfrontatezza di questi tre giovani che la sua alterigia non riesce a piegare perché il loro cuore è così libero davanti alla morte da essere vivi in modo invincibile. Essere discepoli ed essere, al contempo, liberi! Questa è la sfida anche per noi. Obbedire alle esigenze di una relazione non può mai essere qualcosa che rende schiavi, ma, al contrario, è l’unico modo per essere veramente all’altezza della propria libertà. La conclusione di Nabucodonosor suona come un grido di allarme per tutti coloro che cercano di asservire i propri fratelli e sorelle in umanità: <Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di dèi> (3, 92).

La disponibilità di questi tre giovani a rischiare la vita, piuttosto che mettere a repentaglio la loro libertà, è come allargare il cerchio e, all’interno della fornace, vivere una compagnia ancora più allargata e ancora più profonda. Quando il Signore Gesù risponde in tono solenne ed esigente: <Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero> (Gv 8, 36) non fa altro che ricordarci come la libertà non è qualcosa che ci diamo da soli, ma è il frutto della capacità di vivere relazioni autentiche che, proprio per questo, non possono che essere liberanti. Essere e continuamente diventare discepoli del Signore coincide con questo cammino di sequela che si fa sempre di più umile e consapevole processo di liberazione da quelle paure che spingono a diventare come Nabucodonosor così prepotenti da essere, in realtà, impotenti. È questo il senso profondo della relazione istituita dal Signore Gesù tra esperienza della libertà e disponibilità a lasciarsi affrancare dal peccato inteso come difficoltà ad uscire da proprio egoismo e dalla propria autoreferenzialità.

L’esperienza dei tre giovani nella fornace forse non è un fatto storico, ma è una storia vera di quel necessario processo di liberazione senza il quale nulla di vero può toccare la nostra vita. Il tempo di quaresima e l’avvicinarsi delle feste pasquali potrebbero essere l’occasione per fare il punto sulla nostra storia di libertà e sulla nostra storia di discepoli. Infatti, come ricorda Martin Lutero in un testo memorabile: <un cristiano è un servo zelante e sottoposto a ognuno. Cioè: in quanto è libero, non ha bisogno di fare nulla; in quanto è servo, deve fare tutto… per servire Dio gratuitamente in libero amore>1.


1. M. LUTERO, La libertà del cristiano, 28-29.

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