Bene!

XII Settimana T.O. –

La conclusione del vangelo ha un pizzico di umorismo che non può che farci bene soprattutto nel travaglio quotidiano delle nostre relazioni più o meno intime e più o meno fraterne: <… allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello> (Mt 7, 5). Il Signore Gesù non vuole assolutamente dirci che tutto vada bene così com’è e che non c’è nulla da cambiare e da correggere, ma ci ricorda che il primo passo per ogni correzione è la purificazione del proprio sguardo e del proprio cuore al fine di fare le cose “per bene” e non cadere nella trappola dell’esagerazione del male altrui e della minimizzazione del proprio limite e della propria fragilità. Se è vero che è un vero e proprio atto di carità quello di preoccuparci di aiutare l’altro a migliorare nel suo proprio cammino, rimane pur vero che questo non è possibile – in verità – se nel nostro cuore lasciamo la <trave> (7, 4) dell’ipocrisia ingombrare i nostri movimenti verso l’altro e persino la nostra capacità di cogliere in verità le situazioni.

Il criterio che il Signore Gesù ci offre può sembrare assai austero ed esigente, eppure bisogna riconoscere che è realmente capace di mettere ordine e di orientare chiaramente e sicuramente il nostro cammino in relazione ai nostri fratelli e sorelle senza cedere né alla tentazione di un “buonismo” che, in realtà, ci permette di non interessarci al cammino del nostro prossimo, né a quello di un “rigorismo” che ci rende temibili più che compagni di cammino: <perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi> (7, 2). L’inizio della lettura del ciclo di Abramo, ci ricorda come ogni cammino verso Dio è sempre un cammino che si fa condivisione di strada con gli altri. Se, infatti, la parola con cui si apre la storia del cammino di fede di Abramo ha un carattere così personale e così diretto: <Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò> (Gen 12, 1), la sua accoglienza si riflette su tutti coloro con i quali Abramo ha dei legami tanto che, insieme, <si incamminarono verso la terra di Canaan> (12, 5).

Di questo carattere condiviso di ogni segreto e intimo cammino di fede si fa testimone lo stesso Signore che con la sua parola allarga sempre di più lo sguardo del suo servo: <Alla tua discendenza io darò questa terra…> (12, 7). La terra che continuamente il Signore ci ridona è quella che potremmo definire il terreno della nostra relazione con Dio che si fa cammino di condivisione della speranza con i nostri fratelli e sorelle con cui siamo chiamati a interesse e ritessere rapporti di rinnovata fiducia e, per farlo <bene>, è necessario fare ogni giorno esodo da se stessi, per uscire dalle proprie chiusure talora aggravate dalla <trave> delle nostre paure e pregiudizi per costruire <un altare al Signore> (12, 8) da cui attingere il coraggio di levare <la tenda e andare> (12, 9).

L’intuizione di un cuore puro ci farà scoprire e amare il cammino del fratello: forse quella <pagliuzza> che ci piacerebbe scoprire essere presente nell’occhio del fratello, in realtà l’altro la conosce prima di noi e, soprattutto, è il primo a soffrirne e, forse, da molto tempo cerca di toglierla. La benevolenza più che l’insistenza del giudizio darà al fratello quella pace e quella serenità che forse gli renderà più facile quest’operazione tanto da fargli recuperare uno sguardo luminoso capace di aiutare noi stessi a spostare la trave dal nostro stesso cuore. 

1 commento
  1. Carla Ermoli
    Carla Ermoli dice:

    Abramo quando riceve l’invito da parte di Dio è anziano. Quindi mi sento vicina a lui per età. Questo invito a camminare verso un luogo che lui non conosce mi interpella soprattutto se quel Lek Leka può essere interpretato ( come alcuni studiosi sostengono,)come un viaggio verso la propria interiorità. Penso che ad una certa età della vita occorra compiere un viaggio nella profondità di noi stessi. Per arrivare a cogliere in se stessi quella trave di cui parla il vangelo. Forse solo così potremo essere capaci di non giudicare gli altri, di camminare in umiltà e semplicità, senza supponenza e arroganza. Il cammino da fare è ancora lungo. Senza mai perdere la voglia di vivere e di sperare. Il mio grazie ai commenti del Vangelo fatti da padre Semeraro che da anni accolgo tutte le mattine in uno spazio di silenzio.

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