Il tuo nome è Libertà, alleluia!

II Settimana di Pasqua –

Dopo l’intensa esperienza della Settimana Santa e dell’Ottava di Pasqua continuiamo a vivere la letizia pasquale in modo non meno intenso, ma, di certo, più raccolto e intimo. Il cammino verso la Pentecoste sarà per ciascuno di noi una sorta di immersione interiore nel mistero pasquale di Cristo per coglierne il senso più profondo che tocca la nostra vita nelle pieghe più segrete e la irradia della luce che viene dalla risurrezione. La prima lettura si apre con una nota che non possiamo assolutamente sottovalutare: <rimessi in libertà, Pietro e Giovanni…> (At 4, 23). La lettura degli Atti degli Apostoli più volte – dall’inizio fino alle catene di Paolo con cui il libro si conclude – ci mette di fronte al dramma della libertà in un duplice aspetto. La libertà dalle costrizioni e dalle persecuzioni esterne che fanno da sfondo a quel cammino interiore di liberazione e di vera libertà e segnano il cammino della Chiesa nascente diventando un dono per tutti. Ma essere liberi non è cosa facile!

La figura di Nicodemo ogni anno sembra prenderci per mano, per passare dalle apparizioni del Risorto che segnano e rallegrano l’Ottava di Pasqua, ad un incontro personale con le esigenze della risurrezione che esige un vero cambiamento di vita. Se la prima lettura si apre con l’evocazione della <libertà>, il Vangelo contestualizza l’incontro tra Nicodemo e Gesù <di notte> (Gv 3, 2). Portiamo ancora nel cuore i racconti della Passione del Signore come pure quelli della risurrezione. Non possiamo certo dimenticare né la gioia che squarcia la notte del mattino di Pasqua con l’esultanza per la risurrezione del Signore, ma non possiamo neppure dimenticare quella <notte> (13,30) in cui il traditore sembra sprofondare come inghiottito dalla propria cecità e insensibilità all’amore del Signore. Eppure, non possiamo neppur dimenticare che uomini buoni e giusti come Giuseppe e Nicodemo presiedono alla sepoltura del Signore e preparano con i loro aromi i profumi della risurrezione. La celebrazione del mistero pasquale diventa così invito esistenziale ad entrare personalmente nel mistero pasquale: <In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio> (3, 3).

I giorni che ci separano e ci preparano alla Pentecoste sono per ciascuno di noi una rinnovata possibilità di rinascere <dallo Spirito> (3, 6). Come gli apostoli alle prese con le primizie del loro ministero anche noi siamo chiamati a vivere quotidianamente una sorta di piccola Pentecoste che ci permetta ogni giorno di rimetterci in cammino verso il nostro cuore da cui siamo chiamati a raggiungere tutti i nostri fratelli e sorelle in umanità portando loro – come fece Maria salendo alla casa di Elisabetta – i doni pasquali: <Quand’ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza> (At 4, 31). La libertà come dono pasquale non è una realtà che ci possa essere donata o tolta dall’esterno, ma è l’esperienza di una liberazione interiore da ogni paura che ci permette di essere fedeli alla novità di vita che sentiamo dentro di noi come una promessa che continuamente ci fa <rinascere> (Gv 3, 4). Il segno è che possiamo dare del “tu” a Dio come fanno gli apostoli nella loro preghiera, senza temere nessun potente di turno senza mai dimenticare che per <rinascere dall’alto> bisogna cominciare dal proprio basso>.

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