Viaggio

XXXIII Domenica del T.O. –

Un Dio che si mette in viaggio è questa la rivelazione di questa domenica. A pensarci bene chi viaggia ha un’attitudine non solo all’avventura, ma soprattutto, alla fiducia. La fiducia di poter scoprire cose nuove e cose belle, di poter essere accolto e persino aiutato nel proprio cammino. I sedentari rischiano di diventare sospettosi! Il nostro, non è un Dio sospettoso e meno ancora un Dio dispettoso. Sono tante le immagini e le suggestioni che ci vengono offerte dalla liturgia della parola di questa domenica con cui cominciamo a gustare il compimento di un altro anno liturgico. Tra le tante vogliamo privilegiarne e sottolinearne una in particolare proprio quella del viaggio! La parabola che il Signore Gesù ci racconta quest’oggi certo parla di quei tre servitori con cui siamo chiamati a misurarci e a commisurarci, ma prima di tutto attira il nostro sguardo e la nostra attenzione su <un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni> (Mt 25, 14). In realtà, mentre quest’uomo sta per mettersi in viaggio ne rende indirettamente partecipi anche i suoi servi a cui affida i suoi beni e in questo modo li rende partecipi del suo cammino, trasformando il tempo dell’assenza e della lontananza in un momento di vera e profonda comunione. La liturgia ci aiuta a comprendere il mistero di questi tre servi che, in certo modo, ci rappresentano in quelli che sono i momenti più generosi e più timorosi della nostra esistenza e della nostra sequela. Per farci coraggio ci viene offerto l’esempio di <una donna forte> (Pr 31, 10). 

Il segreto della fortezza di questa donna non sta certo nei muscoli, né – c’è da augurarselo! – nei baffi, ma proprio nella sua perseverante e tenace laboriosità, fondata su un rapporto con il tempo assolutamente vigilante e capace di approfittare di ogni occasione e di ogni situazione per dare il meglio di se stessa e di farlo a favore degli altri con un’attitudine significativa che fa la differenza nel senso della qualità: <e li lavora volentieri con le mani> (31, 13). Forse il vero rimprovero che viene fatto al <servo malvagio e pigro> (Mt 25, 26) non è quello di aver fatto perdere un certo profitto al suo padrone, bensì di non essere stato in grado di cogliere una possibilità per la sua vita di compiere un piccolo grande viaggio interiore: quello che ci permette di passare dall’orizzonte mortificante e mortifero della <paura> (25, 25) al coraggio di rischiare, tanto da diventare, nonostante tutto e attraverso tutto, un persona a cui si <confida> (Sir 31, 11).

L’apostolo Paolo, a sua volta, ci dà uno svegliarino perché non ci lasciamo prendere dal torpore spirituale ed esistenziale: <Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri> (1Ts 5, 6). Come quando la mattina ci svegliamo, ancora una volta, e ci mettiamo in cammino per affrontare <volentieri> le sfide di una nuova giornata, così in ogni momento siamo chiamati a fare della nostra esistenza un vero viaggio fatto di fatica, ma anche di gioia. Tutti sappiamo che nessun viaggio – degno di questo nome – sarebbe possibile senza una buona dose di curiosità e di disponibilità all’avventura e alla scoperta. Il Signore si rivela a noi, oggi, come perennemente in <viaggio> e ci invita a non rimanere prigionieri delle nostre paure e delle nostre ossessioni per dare alla nostra vita una possibilità di incremento, una speranza di novità senza lasciarci addormentare dal timore di sbagliare. Riprendendo il salmo potremmo dire: <Beato chi… cammina> (Sal 127, 1).

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