Il tuo nome è Casa, alleluia!

IV Settimana di Pasqua –

Il tempo pasquale diventa sempre di più un tempo di meditazione e di interiorizzazione del mistero di Cristo Signore. Mentre ci sprofondiamo nella contemplazione di ciò che ci è stato rivelato nella carne del Verbo, ci sentiamo sempre più a casa, ci sentiamo sempre più accolti, percepiamo la verità di noi stessi sempre più in legame ad una relazione di intimità e di familiarità. Ciò che i discepoli di Emmaus hanno sperimentato la sera stessa del giorno di Pasqua non è altro che la realizzazione della promessa fatta dal Signore alla vigilia della sua passione: <Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore> (Gv 14, 1). Proprio a questa parola del Signore possiamo affiancare la parola esultante dell’apostolo Paolo: <E noi vi annunciamo che la promessa fatta ai padri si è realizzata, perché Dio l’ha compiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù> (At 13, 32-33).

Il dono che ci viene dalla risurrezione di Cristo è di aver ritrovato una casa, ciò che il Signore ci ha conquistato con la sua offerta pasquale è di poterci sentire tutti a casa. Uno dei segni distintivi del “sentirsi a casa” è di non avere paura. Il segno che ci garantisce di aver trovato finalmente il nostro <posto> (Gv 14, 3) è di sentirci finalmente “a posto” in una pace del cuore che permette alla nostra vita di avanzare in modo sereno. Il fondamento di questa pace e di questa serenità è una fiducia condivisa che potremmo definire ellittica e va da noi a Cristo fino al Padre e si riversa nelle nostre relazioni umane rendendole sempre più fraterne. La domanda di Tommaso non solo non deve sorprenderci, ma può diventare la nostra stessa domanda: <Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?> (14, 5). La risposta del Signore ci indica la via di casa, ci spiana davanti la strada per tornare a casa: <Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me> (14, 6).

Realizzare le promesse ricevute significa infine trovare casa nel cuore di Cristo che è una casa aperta, accogliente, calda di misericordia e di tenerezza divine. Da questa casa possiamo ripartire ogni mattina per vivere la nostra avventura umana quotidiana, in quella casa possiamo rientrare ogni sera per condividere le gioie e la fatiche della nostra giornata e, infine, trovare il riposo dell’intimità e del riposo. La certezza di avere una casa da cui uscire al mattino in cui rientrare alla sera ci permette di avere il coraggio e la semplicità di assumere la precarietà della vita con le sue incognite senza che questo ci crei turbamento, anzi rinnovando ogni mattina una sorta di curiosità nei confronti della vita e dei suoi percorsi inediti. Non possiamo certo dimenticare che uno dei primi gesti del Risorto è stato proprio quello di restituire al Cenacolo in cui i discepoli si erano asserragliati pieni di paura la sua dimensione di <casa> in cui stare insieme, pregare insieme, attendere insieme e, prima di tutto, perdonarsi reciprocamente. Potremmo dire che la casa che continuamente il Signore edifica per noi si fonda sul perdono.

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