Il tuo nome è Respiro, alleluia!
VI Settimana di Pasqua –
Ciò che il Signore ha promesso ai suoi discepoli è una sorta di viatico per il loro ministero a servizio della gioia di tutti e di ciascuno: <Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future> (Gv 16, 13). Non si tratta certo di una sorta di negromanzia addomesticata, bensì di una capacità di leggere continuamente il reale senza mai appiattirsi su se stessi e, soprattutto, sulle proprie paure e i propri timori. La testimonianza di Paolo <in piedi in mezzo all’Aeròpago> è non solo di grande intensità, ma soprattutto di rara capacità provocatoria non solo per gli <Ateniesi> di tutti i tempi, ma pure per discepoli che cerchiamo di diventare in verità. La prima cosa è una constatazione: <vedo che, in tutto, siete molto religiosi. Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: “A un Dio ignoto”> (At 17, 22). Non bisogna sottovalutare questa constatazione dell’apostolo Paolo né tantomeno ridurla ad una sorta di modalità adulatoria nei confronti degli Ateniesi.
È una verità e un’evidenza inconfutabile il fatto che gli antichi nel loro paganesimo erano molto religiosi, così religiosi da mettersi al riparo da ogni dimenticanza di eventuali divinità ignote che si sarebbero potuto rattristare anche inconsapevolmente. Siamo di fronte a ciò che avviene ancora ai nostri giorni quando la conversione alla fede cristiana non è un motivo sufficiente per trascurare le abitudini e le pratiche religiose già conosciute, quasi per un bisogno di evitare di scontentare alcuno e di poter contare sull’aiuto di tutti gli dèi possibili e immaginabili. Paolo non si mostra scandalizzato, ma cerca di partire dallo spirito religioso per cominciare un cammino di fede il cui primo passo è una negazione necessaria che apre ad un’affermazione capace di schiudere un nuovo cammino. Questo processo che parte dall’essere religiosi e porta ad una opzione di fede passa attraverso una ricomprensione di quell’immagine di Dio che non è semplicemente la proiezione idolatrica di noi stessi.
La negazione suona così: <non abita in templi costruiti da mani d’uomo né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa>. L’affermazione rigenerante e rivoluzionaria è la seguente: <è lui che dà a tutti la vita e il respiro ad ogni cosa> (At 17, 24-25). Nelle parole del Signore Gesù troviamo quella che potremmo definire una descrizione fisiologica della vita di Dio. Il Signore ci ricorda: <Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso> (Gv 16, 12). Non sappiamo già tutto, ma il Signore si sta ancora rivelando e potremmo pregarlo di farlo a poco a poco per darci il tempo di abituarci alle esigenze della sua Parola. Lungi da noi il pensare che sappiamo già tutto di ciò che il Signore vuole dirci e vuole chiederci per essere veramente suoi testimoni animati dal suo respiro!
…e se fosse questo ” essere cristiano” : lasciare il Signore respirare in noi…?