Sognare
XIV Settimana T.O. –
Vi è il sonno di Giacobbe e vi è il sonno della ragazza appena morta, vi è pure il sonno di ciascuno di noi quando non siamo più in grado di sperare e di combattere per un di più di vita che sia promessa di un’esistenza più piena, più bella, più vera. La parola di Dio ci ricorda che persino il sonno non è poi lo stesso! C’è un sonno vuoto di sogni e invece c’è un modo di dormire che ritempra le forze del corpo e illumina, in un modo diverso – ma non meno importante ed incisivo – le energie dell’anima. In un momento assai difficile e particolarmente delicato, Giacobbe si abbandono al sonno del corpo e <Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa> (Gen 28, 12). Nel cuore di quel padre che ha appena visto morire sua figlia, la presenza del Signore Gesù è l’incarnazione e la speranza della possibilità di sperare ancora che la scala della vita, che congiunge continuamente la nostra vita alla sua origine divina, possa ancora permettere uno scambio di vita e di speranza. Così pure <una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello> (Mt 9, 20).
Le fatiche e le difficoltà della vita possono isolarci fino a farci percepire la vita come un’impresa fallita, oppure possono rimettere in piedi una comunicazione con la vita divina capace di ridare senso attraverso la restituzione di una speranza. Il fondamento della speranza, come intuisce Giacobbe, nel primo sogno della storia della salvezza, almeno così come è testimoniata dalle Scritture ebraico-cristiane, si basa su una speranza precisa che è quella di una comunione che si fa compagnia. Quando Giacobbe si risveglia dal suo sogno fece questo voto che è una sorta di programma di vita e una griglia di discernimento per comprendere il proprio stato di salute totale: <Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio> (Gen 28, 20-21). A queste parole di Giacobbe fanno eco quelle altrettanto intime e segrete della donna: <Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata> (Mt 9, 21).
Potremmo chiederci lungo questa giornata che cosa nutre e dà consistenza alla nostra speranza di vita. Il gesto che viene compiuto nell’intimità segreta della casa dove giace morta una fanciulla ci ricorda che il segreto della speranza è il tocco del Signore Gesù che può rianimare la nostra sensibilità facendo del nostro sonno un sogno che diventa segno: <egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò> (9, 25). L’evangelista aggiunge che <questa notizia si diffuse in tutta quella regione> (9, 26). Il sogno di uno di noi diventa segno per tutti e forse in quella <regione> che indica ogni situazione in cui gli uomini e le donne riprendono a combattere per la loro speranza, si ricominciò a sognare.
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