Stile
XIV Settimana T.O. –
Lo stile fa la differenza! Questo vale in tutte le realtà della vita e, in particolare, in quelle che sono le relazioni tra persone. Il Signore Gesù affida ai suoi discepoli, finalmente costituiti come <apostoli>, le linee portanti del loro ministero assicurandosi di trasmettere un messaggio fondamentale che si fa fondante di ogni annuncio che sia non solo oggettivamente riconoscibile, ma anche conforme alle intenzioni profonde del Vangelo: forma e contenuto si illuminano e si autenticano reciprocamente. Lo stile evangelico di cui un teologo contemporaneo – Christophe Théobald – ha avuto il coraggio di parlare in modo chiaro si può ricondurre a due elementi fondamentali: il <gratuitamente> (Mt 10, 8) e una certa distanza e distacco. Se la gratuità è abbastanza scontata, non sempre è chiaro l’intento sotteso a quella prescrizione secondo cui: <entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non è degna, la vostra pace ritorni a voi> (10, 12-13).
In questo modo il Signore rammenta ai suoi discepoli di annunciare il Vangelo senza presumere di poter sapere se e come esso sarà accolto da coloro cui viene donato non solo gratuitamente, ma pure con quel distacco misterioso di cui è icona il seminatore che affida alla terra la semente senza poter e volere seguirne il processo di macerazione e di crescita oppure di perdita. La conclusione della prima lettura non può non commuoverci. Giuseppe dopo un lungo tira e molla con i suoi fratelli non solo si rivela loro, ma è capace di rileggere serenamente e veramente tutta la sua vicenda dolorosa: <Io sono Giuseppe, il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l’Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita> (Gn 45, 4-5). Giuseppe si rivela come un uomo che ha saputo imparare dal suo dolore senza lasciarsene indurire e rimanendo capace di una gratuità impossibile e impensabile senza un certo distacco.
L’esperienza di Giuseppe può essere per noi di grande conforto poiché se le parole del Signore Gesù forse ci impressionano per la loro esigenza, il figlio di Giacobbe ci rassicura del fatto che alla gratuità e al distacco non si arriva tutto d’un colpo, ma attraverso un lungo cammino di spoliazione che, normalmente, più che da vivere attivamente è da accogliere come poveri. Solo così si può vivere nella coscienza di una provvidenza che è tanto più autentica quanto più non si può e non si vuole confondere con la previdenza calcolata. Le prime parole del Signore sul ministero apostolico possono essere assunte come una vera parabola della vita in quanto tale: <Strada facendo…> (Mt 10, 7). Sì, si tratta di rimanere in strada e di rimettersi continuamente in cammino per ricomprendere continuamente il mistero della propria vita e per essere testimoni di un annuncio che guarisce e conforta.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!