Appartenenza

X Domenica T.O.

Nel Giardino delle origini si attua sin da subito lo stesso dinamismo di contrapposizione che vediamo all’opera attorno al Signore Gesù: isolare e insospettire! Davanti all’evidenza così forte e incoraggiante di Gesù che <scaccia i demoni>, gli scribi e i farisei arrivano a darne una spiegazione tanto assurda quanto intrigante: <è posseduto da Beelzebùl e scaccia e demoni per mezzo del capo dei demòni> (Mc 3, 22). Dal canto loro i familiari di Gesù – e Marco non esclude neppure <sua madre> (3, 31) – non si arrischiano nell’interpretare da dove venga la capacità del loro “augusto parente” nel fare cose così prodigiose. Tentano così di tirarlo fuori da questa situazione imbarazzante – che imbarazza prima di tutto loro stessi – cercando di portarselo via e adducendo come motivazione proprio quella che noi stessi proponiamo quando non sappiamo più cosa dire né cosa fare: <È fuori di sé> (3, 21). Non è sostanzialmente diverso quello che accade nel Giardino piantato da Dio per la gioia e la crescita delle sue creature. A un certo punto alla fiducia e al reciproco abbandono che crea un’atmosfera di pace e una possibilità reale di vivere nel riposo – per istigazione del <serpente> (Gn 3, 13) – fa ingresso nella storia dell’umanità la possibilità di essere ingannati. Questa percezione è sempre il risultato di essersi già ingannati da se stessi magari senza rendersene conto. In ogni modo il risultato è la genesi non più della vita così come la possiamo contemplare – con sfumature diverse nei due racconti biblici della creazione – bensì il triste irrompere della paura. Per quanto possiamo o vogliamo disapprovare la debolezza di Adamo, nostro padre, dobbiamo riconoscergli una buona capacità di discernimento unito ad una dose non trascurabile di schiettezza quando alla prima domanda – da cui tutte le altre nascono e fioriscono – del Signore Dio risponde in modo autentico: <Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto> (3, 10). Ma se di tutto questo non siamo sufficientemente convinti allora saremo sempre assai vulnerabili perché il nostro cuore sarà <diviso> (Mc 3, 26). Se invece conserviamo salda questo senso di mutua appartenenza e la gioia di stare con tutti <accanto> al Signore Gesù allora anche per noi sarà la parabola profetica del Maestro: <Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiare la casa> (3, 27). Che non ci capiti di cadere in trappola come il nostro padre Adamo che non fu capace di custodire il dono più grande che il Signore Dio gli aveva fatto nella nostra madre Eva. Invece di sostenerla perché rimanesse <in piedi> (3, 25) davanti al serpente si comportò veramente come uno che <è fuori di sé> (3, 21) che non sa portare il <momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione> (2 Cor 4, 17).

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